Questo brano è tratto dall’opuscolo dal titolo La lotta sessuale dei giovani (1931) che Wilhelm Reich
(1897-1957) scrisse per il Sexpol (Associazione per una politica
sessuale proletaria) da lui fondato a Berlino nel 1931. In queste pagine Reich
sviluppa la sua tesi sull’origine sociale dei disturbi sessuali dei giovani:
l’autoritarismo e la repressione sessuale all’interno della famiglia
impediscono lo sviluppo della volontà di lottare negli individui, per questo Reich
si propone con la sua associazione di aiutare i giovani a liberare la propria
sessualità come presupposto per un pieno sviluppo della loro capacità critica,
dell’attività intellettuale e della lotta politica.
W. Reich, La lotta sessuale dei
giovani
Quali rapporti esistono tra l’ordinamento sociale
capitalistico, le sue norme sessuali ed il modo in cui viene trattata la
sessualità dei giovani? Che significato ha la repressione sessuale giovanile?
La maggior parte dei giovani, ad eccezione di quelli proletari
che hanno una notevole coscienza di classe, assumono la repressione della loro
vita sessuale da parte della società capitalistica come qualcosa di ovvio, che
è cosí e non potrebbe essere altrimenti.
Cominciamo a fare un paragone fra i pochi giovani che
conducono una vita sessuale soddisfacente e gli altri che non sono riusciti a
liberarsi dall’influsso della famiglia borghese, della scuola e della Chiesa, e
vivono perciò in astinenza, si masturbano oppure cadono occasionalmente nel
cosiddetto “amore platonico”, immergendosi nei loro sogni ad occhi aperti.
Dovremo senz’altro constatare che i giovani che hanno le idee chiare in materia
sessuale (e questi sono quasi sempre figli di proletari) si ribellano
apertamente contro la loro famiglia, la scuola e la Chiesa, mentre quelli
sessualmente inibiti (prevalentemente di origine piccolo-borghese) sono nella
maggioranza dei casi dei “bravi ragazzi”.
Famiglia e scuola infatti sono oggigiorno, da un punto di
vista politico, nient’altro che officine dell’ordinamento sociale borghese
dalle quali vengono sfornati continuamente servi bravi ed ubbidienti. Il padre,
nel suo ruolo abituale, è il rappresentante dell’autorità statale all’interno
della famiglia. Lo stesso atteggiamento ubbidiente e servile che il padre esige
dai figli quando sono ancora piccoli oppure giovani, lo Stato lo pretende dagli
adulti. La mancanza di senso critico, l’impossibilità di protestare, il
non-avere-nessuna-opinione-personale caratterizzano tanto il rapporto di
fedeltà familiare che i figli hanno con i genitori, quanto quello degli
impiegati fedeli con lo Stato, e quello degli operai non ancora coscienti a
livello di classe con il loro direttore di fabbrica o col padrone.
Nella misura in cui si sviluppa all’interno della famiglia
proletaria la coscienza di classe, si modifica anche l’atteggiamento dei
genitori verso i figli, anche se tale trasformazione avviene per ultima e con
maggiore difficoltà di tutte le altre. La meccanica della repressione sessuale
si può sintetizzare cosí: per ottenere una efficace repressione dei desideri
sessuali è necessario impiegare una notevole quantità di energia psichica; ciò
si ripercuote negativamente sullo sviluppo dell’attività, dell’intelligenza e
della critica. Al contrario, piú la vita sessuale si svolge in modo sano e
vigoroso, tanto piú libero, attivo e critico diventa l’individuo. Ma è proprio
questo che il capitalismo non vuole che avvenga. La limitazione della libertà
spirituale e critica per mezzo della repressione sessuale è uno degli scopi fondamentali
dell’ordinamento sessuale borghese. È assai significativo il fatto che la
borghesia con tutti i mezzi che ha a disposizione si impegna per il
mantenimento e il rafforzamento della morale familiare: la famiglia borghese è
infatti, come abbiamo detto precedentemente, la sua principale fabbrica di
servi.
La morale dell’astinenza viene fatta valere in modo
particolarmente rigido nell’epoca della maturità sessuale perché normalmente la
gioventú comincia a ribellarsi proprio in quel periodo contro i genitori; gli
interessi e le energie sessuali di ognuno si ribellano contro i loro
oppressori.
L’epoca della maturità sessuale è proprio quella in cui,
quasi senza eccezione, in tutte le famiglie avvengono i piú duri conflitti fra
genitori e figli.
Se il giovane non è stato completamente condizionato (e
questo è il caso dei figli di impiegati e piccoli commercianti) comincia a
rifiutarsi di passare i giorni di festa in compagnia di adulti (come vorrebbero
i genitori) prima o poi, piú o meno chiaramente intuisce che il suo posto è
altrove, in mezzo agli altri giovani, si accorge che si annoia con gli adulti,
che desidera aria aperta, sole, movimento e rapporti sessuali.
Se il nostro lavoro rivoluzionario di informazione non
raggiunge questi giovani, essi ricadranno, dopo un breve ed inutile periodo di
lotta contro i genitori, nella malinconica atmosfera familiare che li terrà
lontani dalla vita politica, e li sottoporrà ad un tale indottrinamento
borghese, che poi andranno a finire nel movimento giovanile borghese o
addirittura in quello nazista. Non dobbiamo dimenticare il fatto che il
movimento nazionalsocialista recluta i suoi appartenenti prevalentemente fra i
giovani piccolo-borghesi e si schiera insieme alla Chiesa e al capitale per
“tener alto l’onore” della famiglia borghese e per la castità nei giovani. È
significativo inoltre che il movimento nazionalsocialista, accanto a slogan
rivoluzionari, collochi parole d’ordine che implicano la totale schiavitú della
donna (aumento della pena detentiva per l’aborto, “la donna appartiene al
focolare domestico”, rifiuto di una parificazione delle donne nelle
associazioni politiche) e ne risulta che l’ideologia nazionalsocialista va
perfettamente d’accordo con l’ideologia familiare borghese-capitalistica.
Il compito principale della gioventú rivoluzionaria è
quello di chiarire le idee agli altri giovani su questi punti.
In questa lotta per la liberazione di tutti i giovani non
emancipati dai legami con la famiglia, dobbiamo essere preparati a fronteggiare
enormi difficoltà.
La famiglia borghese ha dunque il compito di educare dei
servi, di rendere la gioventú disposta al matrimonio. Siccome la vita sessuale
e la sussistenza materiale al di fuori della famiglia (che può godere della
protezione delle leggi) è ancora assai difficile per la donna ed i bambini,
anzi, spesso incredibilmente pericolosa per chiunque non goda di questa
protezione, la famiglia e la casa dei genitori hanno pur sempre un ruolo
importante nella società capitalistica come istituzioni protettive per le donne
oppresse ed i loro figli.
Proprio per questa ragione le donne proletarie difendono
cosí appassionatamente il matrimonio. In ogni caso l’istituzione familiare
rappresenta, sia negli strati borghesi che piccolo-borghesi, fino al
proletariato, nient’altro che miseria e squallore per tutti i suoi componenti.
Nell’istituzione familiare vi è una contraddizione che
contribuisce a rafforzarla e nello stesso tempo a distruggerla: da una parte la
famiglia è una delle piú importanti istituzioni dell’economia privata,
dall’altra la stessa economia capitalistica, la disoccupazione di massa,
l’impoverimento del proletariato provocato dall’abbassamento continuo dei
salari, distruggono le famiglie della popolazione lavoratrice; le donne e i
giovani proletari devono scegliere fra l’andare a lavorare, per guadagnarsi il
minimo necessario per vivere, o vivere con il sussidio di disoccupazione (ed in
tal caso la lunga disoccupazione provoca in loro un tale scoraggiamento che le
tensioni già presenti normalmente in ogni famiglia raggiungono a volte il
livello di un odio insopportabile). In tal modo molte famiglie proletarie si
spezzano tanto per difficoltà interne che per la pressione economica che
incalza dall’esterno.
Nella piccola borghesia il quadro non è molto diverso (a
parte la crisi del matrimonio piccolo-borghese). Piú la miseria economica in
cui versano le masse investe la famiglia piccolo-borghese, piú rapidamente
cadono le frasi ipocrite piú chiaramente la situazione si rivela per quella che
è. Intere generazioni di giovani vengono moralmente rovinate dai violenti
litigi che scoppiano fra i loro genitori; se non riusciranno ad inserirsi nel
movimento della gioventú proletaria, questo giovani consumeranno inutilmente le
loro forze migliori in una inutile lotta personale contro la propria famiglia.
Questa lotta dei giovani contro i propri genitori
retrogradi non ci deve tuttavia far trascurare il fatto che sono ancora
profondamente legati, sia interiormente che materialmente alla loro famiglia;
forse nei giovani proletari questa dipendenza è meno accentuata a causa della
loro autonomia economica. La dipendenza dalla custodia dei genitori e dalla
loro autorità sono proprio i due argomenti principali per i quali la Chiesa
scende in campo contro i suoi nemici, con tutto il suo arsenale di idiozie, di
discorsi su Dio, la sua eterna volontà, la sua saggia previdenza, quando cerca
di sollevare in cielo, ben lontano da qualsiasi valutazione critica, il
matrimonio e la famiglia; perché infatti l’attuale figura del padre, mettiamocelo
bene in testa cos’altro è se non il rappresentante dell’ordine costituito e
della morale nei confronti dei figli e della donna all’interno della famiglia?
E siccome il Papa approva questo ordine costituito è solo per un fatto di
coerenza che ammonisce il suo gregge a seguire il comandamento divino che dice
che la donna ed i figli devono essere sottoposti ed obbedienti al capo della
famiglia come al buon Dio.
Se avessimo l’occasione di visitare il museo antireligioso
di Mosca in cui sono esposte immagini di santi del tempo degli Zar, nelle quali
viene raffigurato o Gesú con gli abiti dello Zar, o lo Zar con il volto di
Gesú, capiremmo subito il nesso: Dio e Gesú sono immagini ultraterrene del
Kaiser e dell’autorità per gli adulti, e del padre per i bambini.
Il Kaiser e le autorità successivamente assumono lo stesso
ruolo nella vita sentimentale dell’adulto, lo inducono allo stesso
atteggiamento di sudditanza e sottomissione acritica che caratterizzava i
rapporti fra padre e figlio.
Naturalmente il ruolo politico della famiglia non si
esaurisce in questo: in nessuna istituzione della società borghese risalta cosí
chiaramente l’oppressione autoritaria della gioventú, in nessuna istituzione
comincia cosí presto ad agire sulla struttura psichica del ragazzo come nella
famiglia. Perciò ci rendiamo conto sempre di piú, che la subordinazione
familiare nella maggior parte dei casi, và di pari passo con un forte legame
all’ordine costituito, e che la ribellione contro i genitori è spesso nei
giovani solo un primo passo verso una lotta cosciente a livello di classe
contro l’ordinamento sociale capitalistico. Non è un caso che i giovani
proletari rivoluzionari, per la maggior parte, proprio per il fatto di aver
partecipato al processo produttivo quando erano ancora molto giovani, si
allontanano molto presto dalla casa paterna, mentre d’altra parte la gioventú
reazionaria è molto legata ai genitori.
È anche significativo il fatto che in uno Stato socialista
come l’Unione Sovietica venga data tanta importanza all’indipendenza ed
all’autonomia dei giovani dai genitori, e persino ad un atteggiamento critico
nei loro confronti.
La famiglia rappresenta nella maggior parte dei casi un
baluardo del capitale e della reazione all’interno della stessa classe
oppressa. Dentro le quattro squallide mura della sua casa il padre che in altre
occasioni dimostra di essere consapevole a livello di classe, dimentica spesso
il suo ideale rivoluzionario: in casa si trasforma nel patriarca brutale che
domina la moglie ed i figli, e, cosí facendo non fà altro che aiutare, anche se
inconsapevolmente, la reazione politica, perché una famiglia di questo genere
impedisce ai giovani di sviluppare quella gioia della lotta e quell’energia
rivoluzionaria di cui hanno cosí urgentemente bisogno.
Osserviamo dunque in che ambito sopravvive piú fortemente
l’autorità dei genitori: quello della vita sessuale dei loro figli. Intimidire
ed inibire sessualmente i propri figli, creare in loro un’angoscia autoritaria
nei confronti dei loro desideri, pensieri e atti sessuali, costituisce il
nucleo di quell’apparato ideologico con l’aiuto del quale la famiglia rende i
giovani dei soggetti malleabili per l’ordinamento sociale capitalistico.
A determinare il successo di questa repressione ed
assoggettamento dei giovani, poco importa che sia la severità o la dolcezza:
ambedue contribuiscono a stabilire un forte legame e sono di solito persino
mescolate l’una con l’altra, cioè, uno dei genitori può essere brutale, mentre
l’altro si comporta con estrema dolcezza: il risultato e sempre la mancanza di
autonomia che caratterizza tutti i giovani. Quando gli educatori borghesi ci
vengono a dire che la libertà sessuale rende i giovani incapaci di essere
educati, noi rispondiamo: incapaci di essere educati per scopi capitalistici. La
miseria psichica e sessuale dei bambini dipende direttamente da questi scopi,
che la società capitalista riesce ad affermare facendo opprimere i figli per
mezzo dei loro genitori, usando la repressione intellettuale nella scuola,
l’abbrutimento spirituale della Chiesa, ed infine la repressione e lo
sfruttamento materiale nella fabbrica.
La gioventú proletaria è naturalmente portata verso la
lotta di classe dalla propria miseria materiale, mentre larghi settori sociali
di grande peso politico, non riescono ancora a raggiungere una piena capacità
di lotta di classe per la loro dipendenza emotiva da genitori retrogradi e
reazionari. Questo fattore è senz’altro molto piú importante per il giovane
piccolo-borghese che per quello proletario.
Purtroppo oggi c’è un numero molto limitato di genitori
comunisti che mettono in pratica le proprie convinzioni rivoluzionarie anche
nei rapporti con i propri figli. Questi genitori sono per noi l’esempio di come
tutti i genitori dovrebbero essere.
Per riuscire a schierare questi giovani nel fronte di lotta
di classe è necessario fare i conti con i loro legami familiari.
Occorre passare attraverso questo legame, se si vuol
giungere al fronte unito di classe, attraverso la lotta contro la famiglia,
attraverso l’opera di convincimento sui genitori proletari che li porti a
prendere coscienza del ruolo reazionario della famiglia borghese. Siccome
l’angoscia di fronte al sesso rappresenta lo strumento fondamentale per creare
uno stato di asservimento e di subordinazione, nessuna presa di coscienza del
ruolo autoritario dei genitori e dello Stato classista può essere efficace,
senza l’affermazione della fondamentale verità che nei giovani la sessualità è
qualcosa di ovvio e di naturale per la quale devono entrare in lotta e combattere
contro qualsiasi tipo di repressione.
Prima di passare al problema se il capitalismo dia una
possibilità al suo interno di eliminare o almeno di diminuire la miseria
sessuale della gioventú dobbiamo chiarire un punto che fino ad ora è stato
troppo trascurato nella lotta proletaria contro la religione.
Mentre la scuola prende il posto della famiglia nel portare
avanti l’oppressione autoritaria e intellettuale dei giovani, è la Chiesa a
perpetuare la repressione puramente sessuale che, – non lo ripeteremo mai
abbastanza – rappresenta il piú importante fondamento individuale
dell’ottundimento della ragione e della capacità critica. Non è un caso – ed
anzi, è particolarmente significativo – che la celebrazione della “cresima”,
per i ragazzi cattolici, viene a coincidere proprio con l’inizio della maturità
sessuale.
Tutti sanno che nella confessione religiosa non è tanto
importante se uno abbia – per esempio – rubato, ma è invece di capitale
importanza se uno sia stato troppo libidinoso, se si sia masturbato o abbia
avuto rapporti sessuali fuori dell’ordinario. Confessarsi, in altri termini,
significa rinfrescare continuamente il senso di colpa sessuale che i genitori,
fin dalla piú tenera età, hanno inculcato nei loro figli per reprimere le loro
curiosità sessuali. Nella confessione il ragazzo si sente sempre ripetere che
l’attività sessuale è un grave peccato e che la piú alta autorità divina vede
tutto e punisce tutti i “peccati”, che i ragazzi compiono in questo ambito. Se
la società umana oggi non fosse nelle mani dei capitalisti e dei preti che sono
cosí esperti nel servirsi della religione per i loro interessi, se la
sessuologia non stesse al servizio del capitale, ma utilizzasse la propria
esperienza scientifica per una critica coerente della società, si dovrebbe
giungere alla ovvia conclusione che la Chiesa, per la sua influenza negativa
sulla sessualità dei giovani, (per non parlare del suo influsso direttamente
reazionario su coloro che subiscono lo sfruttamento piú intenso) rappresenta
una delle istituzioni piú dannose per la salute fisica e psichica
dell’individuo che lo Stato classista possieda, e che nessuna punizione è
troppo grande per coloro che continuamente, in piena coscienza e consapevolezza
dell’infelicità che provocano, compiono incredibili misfatti contro l’umanità
non solo impuniti, ma addirittura ben ricompensati.
Questi legami fra reazione clericale e repressione sessuale
non sono fatti di poca importanza: si tratta di sottrarre all’influenza della
Chiesa la gioventú cattolica e di portarla nei nostri ranghi contro la Chiesa
stessa, la famiglia borghese, la scuola reazionaria e l’ordine sociale
capitalistico, perché, anche se sono cattolici, sono figli di operai sfruttati,
di impiegati e di contadini. È nostro dovere, tuttavia, dimostrare a questi
giovani con dati alla mano, la nostra tesi che la Chiesa è esclusivamente al
servizio del capitale.
Quando ultimamente il Papa (dicembre 1930) nella sua
Enciclica Del matrimonio cristiano, venendo in soccorso al capitalismo,
si è pronunciato per un rafforzamento della “moralità” cristiana e per il
matrimonio ha scritto:
“L’ordinamento dell’amore implica la superiorità dell’uomo
sulla donna e sui figli e la volenterosa e generosa ubbidienza da parte della
donna (e dei figli) come fu descritta dall’apostolo: Le donne (ed i bambini)
devono essere sottoposti ai loro uomini (e padri) come al Signore, perché
l’uomo è il signore della donna (ed il padre dei figli) come Cristo è il
signore della Chiesa”.
In seguito il Papa raccomanda, contro la miseria materiale
delle masse “esercizi religiosi” e ammonisce i ricchi in questo modo:
“Coloro che vivono nell’abbondanza non devono utilizzare il
danaro per spese superflue o addirittura sperperarlo, ma per il mantenimento ed
il bene di coloro a cui manca persino il minimo necessario per sopravvivere”.
Se alle associazioni giovanili cristiane dicessimo che sono
in contrasto persino con la loro Chiesa, perché i loro appartenenti si
comportano dal punto di vista sessuale, nello stesso modo dei giovani atei
(forse con manifestazioni patologiche piú gravi), ci risponderebbero che con
l’aiuto dello spirito santo e della Chiesa riusciranno a crearsi le forze
necessarie per resistere all’onanismo e per reprimere la loro sessualità;
perciò bisogna parlare non solo dei pericoli che incombono sulla salute, ma
anche dello sporco gioco che avviene alle loro spalle, dire e dimostrare
chiaramente tutta la verità riguardo alla Chiesa; per esempio questo: mentre,
nell’anno di depressione economica 1930, il bilancio statale prevedeva solo
1693 milioni di marchi per l’assistenza ad invalidi, disoccupati, bambini,
mentre le scuole e gli ospedali erano chiusi, la gente si trascinava affamata
per le strade, il numero dei suicidi fra i giovani aumentava enormemente, la
Chiesa aumentò le sue entrate, attraverso le tasse statali, dai 40 milioni del
1923 (71 nel 1928) agli 86 milioni del 1929. Questi giovani delle associazioni
cattoliche dovrebbero cercare di chiarire a se stessi come mai la Chiesa, in
periodi di grave necessità, non segue nemmeno i propri precetti, ma, al
contrario riesce ad assicurarsi entrate sempre maggiori alle spese dei poveri,
perché tutti sanno che queste entrate provengono dalle tasse che gravano
maggiormente sui poveri cioè gli oppressi pagano, senza saperlo, allo Stato il
mantenimento dei mezzi che servono alla loro oppressione.
Come dimostra questo esempio (purtroppo non possiamo
portare in questa sede l’intera documentazione che sarebbe necessaria) è
necessario sviluppare tutto il retroterra clericale e capitalistico in una
discussione sui bisogni sessuali della gioventú, altrimenti non raggiungeremo
mai il nucleo della questione; corriamo il pericolo di non dare una risposta
corretta ai giovani che ci chiedono una soluzione alla loro miseria sessuale.
Il nostro problema fondamentale era dunque: può la
borghesia, nel proprio ambito, risolvere il problema sessuale dei giovani? A
questa domanda rispondiamo decisamente di no: in ambito capitalistico, finché
regneranno incontrastate l’economia e l’educazione borghese, non c’è nessuna
soluzione al problema.
Nei circoli liberali della borghesia si parla molto spesso
della miseria dei giovani, ma è necessario rendersi conto piú esattamente di
come pensano (o meglio, pretendono di pensare) e di come agiscono in realtà.
Sono forse veramente pronti a concedere ai giovani una completa facoltà di
autodeterminazione e quindi una vita sessuale adeguata alla loro età?
Sono veramente pronti a riconoscere e approvare il rapporto
sessuale quando è necessario, e quando la sua mancanza si rivela dannosa per la
salute? Sono veramente pronti a smetterla di riempire di angoscia i giovani con
i loro film di informazione sessuale che sono cosí dannosi da rendere impotenti
alcuni ragazzi che assistono alla loro proiezione? Il 98% di questi film ha lo
scopo di creare il panico e diffondere l’ideologia dell’astinenza nella
gioventú, solo il 2% descrive le possibilità di cura delle malattie veneree che
sono oggi a disposizione e nessuno di essi si occupa della loro prevenzione.
Sono dunque pronti a sopprimere ufficialmente la doppia morale sessuale, in
modo tale che i giovani della piccola borghesia possano avere rapporti sessuali
con ragazze della loro classe e non con delle prostitute? Sono pronti, – cioè –
il loro sistema sociale permette loro di mettere a disposizione della gioventú,
in centri di consultazione sessuale che dovrebbero essere immediatamente
costituiti, tutti gli anticoncezionali, gratuitamente e senza alcuna
limitazione?
Cancellerà la borghesia il paragrafo sull’aborto, e
permetterà che venga procurato gratuitamente in cliniche pubbliche anche alle
ragazze minorenni, nel caso che gli anticoncezionali non abbiano avuto effetto?
Può la borghesia risolvere il problema dell’abitazione per
i giovani in modo che non siano piú costretti a vivere una grottesca imitazione
di una sana vita sessuale, a fare l’amore nei portoni e dietro i muri, dando
cioè a ciascuno la possibilità di stare solo con il proprio partner?
Sono pronti ad educare sessualmente i bambini in modo tale
da renderli capaci, quando diventeranno adulti, di avere una vita sessuale
sana?
Una statistica di un centro di consultazione sessuale di
Berlino ha stabilito che il 44% di tutti quelli che sono venuti a chiedere
consigli, abitano in un appartamento formato da una camera e una cucina.
327 abitano in 3
354 abitano in 4
187 abitano in 5
81 abitano in 6
47 abitano in 7
Il 20% di questi ha solo una stanza con uso di cucina, in
cui vivono: 240 in tre, 76 in quattro. Il 5% di quelli che frequentano i
consultori pubblici vivono in una unica stanza che fa anche da cucina in tre,
fino a cinque persone.
No, la borghesia, a causa del suo sistema economico che si
basa sullo sfruttamento da parte di una minoranza che vive bene, non può
risolvere il problema sessuale dei giovani. Non è neanche capace di sfamare i
giovani proletari, e quello della fame è naturalmente il primo presupposto per
la soluzione del problema sessuale in generale.
Secondo i dati dell’“Annuario statistico tedesco” del 1930,
nel 1918 sono morti per suicidio 11239 uomini e 4797 donne; fra questi 3563
uomini e 1440 donne in età dai 15 ai 30 anni. Senz’altro sono stati tutti delle
vittime dell’abbrutimento materiale e sessuale: ogni giorno circa 47 persone.
Da allora il numero è enormemente cresciuto. Questa è l’immagine offerta dal
“pacifismo” dei democratici dal cuore tenero, che non sopportano la vista del
sangue.
Non vogliamo qui fare lunghe discussioni sul perché la
borghesia non può e non potrà mai trasformare il proprio ordinamento sessuale;
abbiamo svolto questo argomento in altra sede. Nella misura in cui la
sessualità, nella società borghese riesce a liberarsi degli antichi vincoli,
questo succede contro la volontà della borghesia. Questo non solo è un segno
della decadenza della morale borghese ma del sistema borghese in generale.
Alcuni giovani non ancora coscienti a livello di classe,
come sono i giovani socialdemocratici, affermano di solito, a questo punto,
alludendo a quel poco di libertà sessuale che la gioventú ha raggiunto fino ad
oggi, che la liberazione sessuale senza rivoluzione sociale è ancora possibile
nella società capitalistica: queste “libertà” secondo loro, dovrebbero essere
la miglior prova a conforto della loro tesi. Bisogna dimostrare chiaramente a
questi giovani che si sbagliano: non si tratta infatti di una libertà sessuale.
È senz’altro vero che oggigiorno i giovani hanno una vita sessuale diversa da
quella che avrebbero potuto avere, per esempio, trent’anni fa, che la famiglia
e la Chiesa hanno perduto molta della loro influenza di una volta su gran parte
dei ragazzi, ma ciò è avvenuto solo grazie al lavoro rivoluzionario svolto
dalle nostre organizzazioni.
Tuttavia è necessario non scambiare la confusione odierna
per “liberazione sessuale”. Che aspetto ha? A quale tipo di struttura psichica
porterà questa maggiore libertà sessuale? Non sono forse aumentate le
difficoltà dei giovani per il fatto che vivendo in famiglia prima nella
infanzia e piú tardi nella scuola, la loro sessualità è stata cosí disturbata
che essi, per la maggior parte, sono divenuti interiormente incapaci di avere
una vita sessuale soddisfacente?
E dall’altro lato il piú frequente unirsi dei giovani in
associazioni, pur stabilendosi fra compagni un corretto atteggiamento di
solidarietà, e portando un certo sollievo, non produce nello stesso tempo, a
causa della insolita situazione, un acutizzarsi del problema?
L’assistenza sociale nella sua forma di volgarizzazione
scientifica, aiuto sociale, non è forse aumentata solo nella stessa misura in
cui la morale borghese si è andata disgregando e la gioventú ha cominciato ad
entrare nelle associazioni spinta da una oscura e istintiva consapevolezza del
fatto che la lotta contro la casa paterna non avrebbe avuto nessun risultato
positivo? Non sono forse enormemente aumentati i disturbi sessuali ed i suicidi
per motivi sessuali negli ultimi anni?
I giovani socialdemocratici possono dirci in che modo
autoritario e repressivo il loro partito si comporta. Il borghese e il prete
diranno: “Certo, la miseria sessuale dei giovani deriva dal fatto che la loro
moralità si è disgregata e la colpa di ciò deve essere attribuita ai
bolscevichi”. Noi rispondiamo, (e lo possiamo dimostrare fino nel piú piccolo
dettaglio), che è stata invece proprio la repressione sessuale e materiale
della gioventú che ha sotterrato questa morale. Si tratta come ha giustamente
constatato il giudice borghese Lindsay in America, di una irreversibile
ribellione sessuale della gioventú che oggi però non sempre porta ad un
atteggiamento chiaramente rivoluzionario, perché noi non siamo riusciti a
trasformare questa sterile rivolta sessuale in una feconda lotta
rivoluzionaria, che avrebbe dato un senso al tutto.
Lo sviluppo economico della società, l’incapacità del
capitalismo di regolare in modo soddisfacente i rapporti economici fra gli
uomini, il suo progressivo disgregarsi, garantiscono da soli anche senza il
nostro aiuto, che la morale borghese si sta putrefacendo in modo irreversibile.
Non l’abbiamo seppellita noi questa morale, non le abbiamo
provocate noi le crisi economiche, né abbiamo distrutto la famiglia: lo ha
fatto il sistema capitalistico stesso. Noi svolgeremo il nostro compito di
organizzazione giovanile e di partito rivoluzionario solo se riusciremo ad
accelerare questo doloroso processo di immiserimento delle masse uccidendo ciò
che è già in agonia dovunque si presenti, per costruire una nuova società, che
la faccia finita una volta per tutte con i privilegi di classe, lo sfruttamento
economico, l’asservimento intellettuale e sessuale, e soddisfi finalmente
l’aspirazione dell’uomo alla socializzazione assicurando la soddisfazione delle
esigenze fondamentali delle masse: il cibo, l’amore, le attività culturali.
W. Reich, La lotta sessuale dei
giovani, Samonà e Savelli, Roma, 1972, pagg. 105-119