Dopo aver sottolineato le differenze di campo
in cui si esprimono il linguaggio comune e quello scientifico, Ryle afferma che
“differenza” non significa “contrasto”. Bisogna individuare le diversità senza
compromessi per evitare “apparenti conflitti” come quello fra scienza e
teologia.
G. Ryle, Dilemmi
I volgarizzatori delle teorie fisiche cercarono talvolta di farci sentire a nostro agio dicendoci che quelle teorie ci parlano di sedie e tavoli. Questo ci dà un certo sollievo, per un momento; ma solo per un momento, perché subito dopo ci accorgiamo che ciò che queste teorie hanno da dirci sulle sedie e sui tavoli è completamente diverso da ciò che ne diciamo noi alla cameriera o da ciò che ce ne dice un falegname. Peggio ancora, riceviamo l’impressione che ciò che noi e il falegname diciamo su di essi non è scientifico e non va, mentre ciò che ne dicono loro è scientifico e deve andare benissimo. [...]
Non c’è posto per una descrizione, corretta o no, di sedie e tavoli in qualche parte della teoria delle particelle elementari; e una descrizione, corretta o no, delle particelle elementari non ha posto in quella di sedie e tavoli. Un enunciato che sia vero o falso in uno di questi due ambiti non è né vero né falso nell’altro, e perciò non può entrare in contrasto con l’ambito che non gli è proprio. Lo stesso fatto che nella teoria fisica un’asserzione sia vera richiede che alcune asserzioni (non è possibile inferire quali), intorno a cose quali sedie e tavoli, siano vere. [...]
Mi auguro che questa analogia, sulla quale tanto mi sono dilungato, abbia convinto il lettore che, se non altro, esiste un’autentica soluzione logica; che, per lo meno, non esiste alcuna obbiezione logica generale che ci impedisca di dire che la fisica teorica, mentre contempla gli oggetti che le scienze piú specifiche esplorano e l’osservatore comune descrive, non ne presenta tuttavia una descrizione contrastante; e addirittura che, perché essa sia vera nel suo ambito, devono esserci descrizioni di questi altri tipi che siano vere nel loro o nei loro ambiti completamente diversi. Non necessariamente deve trattarsi di mondi contrastanti uno dei quali sia un mondo a bolla di sapone, né di differenti settori o province di uno stesso mondo, tale che ciò che è vero dell’un settore sia falso dell’altro.
D. Antiseri, Filosofia analitica, Città
Nuova, Roma, 1975, pagg. 145-147