FRANZ ROSENZWEIG, IL DIALOGO
Parlare è
legato al tempo, si nutre di tempo, non può né intende abbandonare questo suo
terreno di coltura, non sa in anticipo dove andrà a parare, lascia che siano gli
altri a dargli la battuta. Vive soprattutto della vita di altri. [...] Nel
dialogo vero qualcosa accade su serio; io non so prima che cosa l'altro mi dirà
perché in realtà non so neppure che cosa dirò io, anzi non so neppure se
parlerò; potrebbe anche essere l'altro a cominciare e anzi nei colloqui
autentici per lo più è così. [...] Il pensatore conosce in precedenza i propri
pensieri, il fatto che egli li «esprima» è solo una concessione alle carenze dei
nostri -- così li chiama -- mezzi di comunicazione interpersonale, le quali
carenze non stanno nel fatto che abbiamo bisogno del linguaggio, bensì nel fatto
che abbiamo bisogno di tempo. Avere bisogno di tempo significa non poter
anticipare nulla, dover attendere tutto, per ciò che è proprio essere dipendenti
dagli altri. [...] La differenza tra pensiero vecchio e nuovo, tra pensiero
logico e pensiero grammaticale, non consiste nell'esprimersi a voce alta o a
bassa voce, bensì nel bisogno dell'altro o, il che è lo stesso, nel prendere sul
serio il tempo.
[Franz
Rosenzweig, Das neue Denken]