ROUSSEAU, il patto sociale
Suppongo che gli uomini siano giunti al punto, in cui gli ostacoli, che nuocciano alla loro conservazione nello stato di natura, prendano con la loro resistenza il sopravvento sulle forze che ciascun individuo possa impiegare per mantenersi in tale stato. Allora quello stato originario non può più sussistere; e il genere umano perirebbe, se non cambiasse la sua maniera d'essere.
Ora, siccome gli uomini non possono generare nuove forze, ma solo unire e dirigere quelle esistenti, essi non hanno più altro mezzo di conservarsi, se non di formare per aggregazione una somma di forze, che possa prevalere sulla resistenza, metterle in moto per un solo scopo, e farle operare in accordo.
Questa somma di forze non può nascere che dal concorso di parecchi uomini; ma, essendo la forza e la libertà di ogni uomo i primi strumenti della sua conservazione, come potrà egli impegnarli senza nuocersi e senza trascurare le cure che deve a se stesso? Questa difficoltà, ricondotta al mio argomento, può enunciarsi in questi termini: "Trovare una forma di associazione, che difenda e protegga con tutta la forza comune la persona ed i beni di ciascun associato; e per la quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso, e resti altrettanto libero di prima". Tale è il problema fondamentale, di cui il contratto sociale dà la soluzione. [...]
Se si esclude dal patto sociale ciò che non fa parte della sua esistenza, si troverà ch'esso si riduce ai termini seguenti: "Ciascuno di noi mette in comune la sua persona e tutto il suo potere, sotto la suprema direzione della volontà generale; e noi tutti formando un unico corpo riceviamo ciascun membro come parte indivisibile del tutto".
Immediatamente, in cambio della persona privata di ciascun contraente, quest'atto di associazione produce un corpo morale e collettivo, composto di tanti membri quanti voti ha l'assemblea; il quale riceve da questo stesso atto la sua unità, il suo io comune, la sua vita, la sua volontà. Questa persona pubblica, che si forma così dall'unione di tutte le altre, prendeva altra volta il nome di città e prende ora quello di repubblica o di corpo politico, il quale è chiamato dai suoi membri Stato, in quanto è passivo, sovrano in quanto è attivo, potenza nel confronto coi suoi simili. Riguardo agli associati, essi prendono collettivamente il nome di popolo, e si chiamano particolarmente cittadini in quanto partecipi dell'autorità sovrana, e sudditi in quanto sottomessi, alle leggi dello Stato.
(J.J. Rousseau, Contratto sociale)