Louis-Antoine-Lion Saint-Just (1767-1794), amico intimo di Robespierre,
nel 1792 fu eletto deputato alla Convenzione dove pronunciò un acceso discorso
in favore della condanna di Luigi XVI; nel 1793 entrò nel Comitato di salute
pubblica; nel 1794 fu presidente della Convenzione. Dopo la sconfitta della
Montagna del 9 termidoro (27 luglio), venne ghigliottinato.
La Bastiglia è presa, e con essa muore il dispotismo, il che è soltanto
un’illusione di schiavi. Il popolo non aveva tradizioni, ma era vivo. L’amore
della libertà fu un impulso, e la debolezza generò la crudeltà. Che io sappia
non si è mai visto, se non tra gli schiavi, il popolo portare la testa dei
personaggi piú odiosi in cima alle picche, berne il sangue, strapparne il cuore
e mangiarlo [...]. Io l’ho visto a Parigi, ho sentito le grida di gioia del
popolo sfrenato che giocava con brandelli di carne umana gridando: viva la
libertà, viva il re [...].
L’esultanza e la sciocca gioia avevano reso dapprima il popolo feroce, la ferocia lo rese fiero, la sua fierezza lo rese geloso della propria gloria; ebbe un momento di moderazione, sconfessò i delitti di cui si era insozzato le mani e fu abbastanza felicemente spinto, sia dal timore, sia dall’intervento di uomini saggi, a darsi dei capi e a obbedire.
(Saint-Just, Lo spirito della rivoluzione,
parte I, cap. III, Sugar, Milano, 1969, pagg. 19-21)