In questa
lettura il linguista svizzero esprime l’esigenza di una terminologia che non
lasci spazio ad equivoci, come invece succede per il linguaggio comune.
F. de Saussure, Corso di linguistica
generale, trad. it. di T. De Mauro, Laterza, Bari, 1967
Noi chiamiamo “segno” la combinazione del concetto e dell’immagine acustica: ma nell’uso corrente questo termine designa generalmente solo l’immagine acustica, per es. una parola (arbor, ecc.). Si dimentica che se arbor è chiamato “segno”, questo avviene perché esso porta il concetto “albero”, in modo che l’idea della parte sensoriale implica quella del totale.
L’ambiguità sparirebbe se si designassero le tre nozioni qui in questione con dei nomi che si richiamano l’un l’altro pur opponendosi. Noi proponiamo di conservare la parola “segno” per designare il totale, e di rimpiazzare “concetto” e “immagine acustica” rispettivamente con significato e significante: questi ultimi termini hanno il vantaggio di rendere evidente l’opposizione che li separa sia tra di loro, sia dal totale di cui fanno parte. Quanto a “segno”, se continuiamo ad usarlo, è per il fatto che non sappiamo come rimpiazzarlo, poiché la lingua usuale non ce ne suggerisce nessun altro.
P. Brondi, Ferdinand de Saussure e il
problema del linguaggio nel pensiero contemporaneo, G. D’Anna,
Messina-Firenze, 1979, pagg. 188-189