Scheler, Ateismo come umanesimo

Per coloro che, come Nietzsche, hanno negato Dio in nome dell’uomo, qualsiasi concezione teologica della storia finisce con l’essere una negazione radicale della libertà umana.

 

M. Scheler, Mensch und Geschichte, in Gesammelte Werke; trad. it. Uomo e storia, in Lo spirito del capitalismo, a cura di R. Racinaro, Guida, Napoli, 1988, pagg. 285-287

 

In tutto l’ateismo (nel senso piú lato) precedente, dei materialisti, positivisti ecc. l’esistenza di un Dio veniva considerata in sé come desiderata, ma come o non dimostrabile o altrimenti direttamente o indirettamente non concepibile, ovvero come contestabile da parte del corso del mondo. Kant, che riteneva di aver contestato le dimostrazioni dell’esistenza di Dio, tuttavia faceva dell’esistenza di un oggetto corrispondente all’idea razionale “Dio” “un postulato valido in generale della ragione pratica”. Qui, in questa nuova teoria, invece si dice: potrebbe forse essere che, in senso teorico, vi sia qualcosa come un fondamento dell’universo, un ens a se – non ha importanza che questa X sia pensata in maniera teistica o panteistica, in maniera razionale o irrazionale –, tuttavia non ne sappiamo nulla. Ma, del tutto indipendente dal sapere e dal non sapere, ciò che è decisivo è un altro elemento: un dio non può né deve esistere a causa della libertà, della responsabilità, del compito – a causa del senso dell’esistenza dell’uomo. Nietzsche ha scritto una frase raramente compresa in maniera completa: “Se vi fossero degli dei, non sopporterei di non essere un dio, quindi non vi sono dei”. Qui l’ateismo postulatorio – l'immagine opposta piú rigorosa rispetto al teismo postulatorio di Kant – è espresso per la prima volta in maniera rigida. Nel capitolo 21 dell’Etica di N. Hartmann, intitolato Teleologia dei valori e metafisica dell’uomo, questo “ateismo postulatorio della responsabilità” viene condotto alla sua altezza suprema e si tenta di fondarlo in maniera scientificamente rigorosa; soltanto in un mondo meccanico, ovvero in un mondo non costruito teleologicamente, un essere etico, una “persona” ha possibilità d’esistenza. In un mondo che sia stato prodotto in base a un piano da una divinità o nel quale una divinità, al di fuori dell’uomo, disponga in qualche modo del futuro, l'uomo come essere etico, come persona, è annullato. “Si deve scegliere: o teleologia della natura e dell’ente in generale, o teleologia dell’uomo”... Ovvero: qualora il mondo sia in qualche modo essenzialmente uguale all’uomo (e questo – ritiene Hartmann – è l’elemento che assumono tutte le teologie fin qui esistite), allora va smarrita la specificità dell’uomo nella sua posizione cosmica, allora l’uomo viene privato dei suoi diritti. Non è la determinazione causale, non è il meccanismo a privarlo dei suoi diritti; al contrario il meccanismo gli offre la possibilità d’imprimere nella realtà ciò che egli ha visto nell’ordinamento, rigorosamente oggettivo, delle idee e dei valori dell’essere ideale. Anzi, il meccanismo è lo strumento della sua libertà e delle sue decisioni sovrane, autonomamente responsabili. Ma ogni predeterminazione del futuro, che ponga un essere al di fuori di lui, annulla l’uomo in quanto tale.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. II, pag. 239