Di fronte a una realtà che
conquista gradualmente la consapevolezza partendo da una unità indifferenziata
la ragione incontra non poche difficoltà. Ma ciò che non può essere
rappresentato dalla filosofia razionale può essere rappresentato dall'arte:
l'artista riesce a rendere visibile lo Spirito che è nascosto nella materia;
inoltre, mentre la riflessione filosofica mantiene aperta la separazione fra il
soggetto e l'oggetto, l'intuizione estetica e l'opera d'arte annullano
definitivamente quella separazione. L'arte può diventare quindi organo della
conoscenza filosofica dell'Assoluto.
F. W. J. Schelling, Sistema
della filosofia trascendentale
Dopo aver dedotto l'essenza ed il
carattere del prodotto artistico con quella compiutezza che era necessaria ai
fini della presente ricerca, non ci resta altro che indicare il rapporto in cui
la filosofia dell'arte sta con l'intero sistema della filosofia in generale.
Tutta la filosofia muove e deve
muovere da un principio, che, come l'assolutamente identico, é semplicemente
non oggettivo. Ora, però, in che modo questo Assoluto non oggettivo ha da
essere chiamato alla coscienza e inteso, cosa questa necessaria se è condizione
della comprensione di tutta la filosofia? Che non possa essere né compreso né
rappresentato per mezzo di concetti non c'è bisogno di dimostrarlo. Non resta
dunque altro se non che esso venga rappresentato in un'intuizione immediata, la
quale però a sua volta sembra essere essa stessa incomprensibile, e, poiché il
suo oggetto ha da essere qualcosa di semplicemente non oggettivo, addirittura
contraddittoria in sé stessa. Ma anche se ci fosse una tale intuizione, avente
come oggetto l'assolutamente identico, che in sé non è né soggettivo né
oggettivo, e se per via di quest'intuizione, la quale non può essere che
intellettuale, ci si richiamasse all'esperienza immediata, in che modo anche
quest'intuizione può ridivenire oggettiva? Cioè: come si può metter fuori
dubbio ch'essa non si basi su un'illusione meramente soggettiva, se di
quell'intuizione non c'é un'oggettività generale e riconosciuta da tutti gli
uomini? Quest'oggettività dell'intuizione intellettuale, generalmente
riconosciuta, e in nessun modo negabile, è l'arte stessa. [...]
Se l'intuizione estetica non è se
non la intellettuale divenuta obiettiva [cioè fatta oggetto, opera d'arte],
s'intende di per sé che l'arte sia l'unico vero ed eterno organo e documento
insieme della filosofia, il quale sempre e con novità incessante attesta quel
che la filosofia non può rappresentare esternamente, cioè l'inconscio
nell'operare e nel produrre, e la sua originaria identità con il cosciente.
Appunto perciò l'arte è per il filosofo quanto vi è di piú alto, perché essa
gli apre quasi il santuario, dove in eterna e originaria unione arde come in
una fiamma quello che nella Natura e nella storia è separato, e quello che
nella vita e nell'azione, come nel pensiero, deve fuggire sé eternamente. La
veduta che della Natura si fa artificiosamente il filosofo, è per l'arte la
originaria e naturale. Ciò che noi chiamiamo Natura è un poema, chiuso in
caratteri misteriosi e mirabili. Ma se l'enigma si potesse svelare, noi vi
conosceremmo l'odissea dello Spirito, il quale, per mirabile illusione,
cercando se stesso, fugge se stesso; infatti si mostra attraverso il mondo
sensibile solo come il senso attraverso le parole, solo come, attraverso una
nebbia sottile, quella terra della fantasia alla quale miriamo. Ogni splendido
quadro nasce quasi per il fatto che si toglie quella muraglia invisibile che
divide il mondo reale dall'ideale, e [il quadro] non è se non l'apertura
attraverso la quale appaiono nel loro pieno rilievo le forme e le regioni di
quel mondo della fantasia, il quale traluce solo imperfettamente attraverso quello
reale. La Natura per l'artista è non piú di quello che è per il filosofo, cioè
solo il mondo ideale che appare tra continue limitazioni, o solo il riflesso
imperfetto di un mondo che esiste, non fuori di lui, ma in lui.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg. 189-190)