Per Schelling l'Assoluto è
l'unione di finito ed infinito che ne cancella la differenza: l'Assoluto non è
né finito né infinito.
F. W. J. Schelling, Bruno,
ovvero Dialogo sul principio divino e naturale delle cose
Stando cosí le cose, poiché
dall'infinito e dal finito procede tutto ciò che si stima eterno, e poiché
tutto ciò che noi veramente distinguiamo deve però essere o l'uno o l'altro dei
due, è necessario che di tutto vi sia un'unica idea, che dunque tutto sia a sua
volta in un'unica idea. Infatti l'idea si distingue dal concetto, a cui compete
soltanto una parte dell'essenza di quella, in ciò, che questo è mera infinità,
e appunto perciò è anche immediatamente opposto alla molteplicità, quella
invece, unificando molteplicità e unità, finito ed infinito, si comporta in un
modo affatto identico con entrambi. Ora poiché già precedentemente ci è stato
insegnato che la filosofia deve occuparsi soltanto degli eterni concetti delle
cose, l'idea di tutte le idee sarà allora l'unico oggetto di ogni filosofia; e
questo altro non è che quella che contiene espressa l'inseparabilità del
diverso dall'uno, dell'intuire dal pensare. [...]
Anzitutto dobbiamo ricordarci che
abbiamo posto un'assoluta inseparabilità di entrambi, sí che l'essenza dell'Assoluto
non è invero né l'uno né l'altro dei due, e appunto per questo è assoluta; ma
in riguardo a quell'Assoluto, tutto ciò che è in quanto ideale è immediatamente
anche reale, e in quanto reale è immediatamente anche ideale. [...]
Noi abbiamo ora determinato
l'Assoluto quanto alla sua essenza come né ideale né reale, né pensiero né
essere. Ma in relazione alle cose esso è necessariamente l'uno e l'altro in
maniera egualmente infinita, giacché in riguardo all'Assoluto abbiamo detto,
tutto ciò che è, è in quanto reale anche ideale, e in quanto ideale anche
reale. [...]
Dunque, nell'Assoluto, essere e
non essere sono invece immediatamente congiunti.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg. 221-222)