L’intuizione intellettuale è
posta da Schelling come “principio supremo del sapere” ed il processo deduttivo
che porta ad essa si basa sulla sua suprema dignità, che consiste nel
dimostrare che è l’unico tipo di conoscenza in cui soggetto ed oggetto sono
“una cosa sola”.
F. W. J. Schelling, Sistema
della filosofia trascendentale
Ora, se proposizione identica è
quella in cui il concetto è paragonato solo al concetto, sintetica quella in
cui il concetto è paragonato ad un oggetto diverso da esso, allora il problema
di trovare un punto in cui il sapere identico è insieme sintetico non è che
quello di trovare un punto in cui l’oggetto e il suo concetto, l’oggetto
e la sua rappresentazione sono originariamente, semplicemente, e senza
mediazione alcuna, una cosa sola.
Che questo problema sia identico
con quello di trovare un principio di ogni sapere, si può mostrare ancor piú
brevemente nel modo che segue. È semplicemente inspiegabile come
rappresentazione ed oggetto possano accordarsi, se nel sapere stesso non v’è un
punto in cui entrambi sono originariamente una cosa sola, o in cui vi sia la
perfetta identità dell’essere e del rappresentare.
7. Ora, poiché la
rappresentazione è il soggettivo, e l’essere invece l’oggettivo, il problema,
determinato nel modo piú esatto, è questo: trovare il punto in cui soggetto
e oggetto sono immediatamente una cosa sola.
8. Grazie a questa piú
precisa delimitazione, il problema è bell’e risolto. Quell’identità immediata
di soggetto e oggetto può esistere soltanto là dove il rappresentato è
in pari tempo anche il rappresentante, l’intuíto anche l’intuente.
Ma quest’identità del rappresentato e del rappresentante esiste solo
nell’autocoscienza; e dunque il punto cercato è trovato nell’autocoscienza…
L’io è atto puro, puro agire,
l’elemento che nel sapere dev’essere semplicemente non oggettivo, appunto
perché è principio di ogni sapere. Perché esso diventi oggetto del
sapere, è dunque necessario che ciò avvenga per mezzo di una forma del sapere del
tutto diversa dal sapere comune. Questo sapere:
a) dev’essere assolutamente
libero, appunto perché ogni altro sapere non è libero; dev’essere perciò
un sapere a cui non conducano prove, argomenti e in generale mediazione di
concetti; dev’esser dunque, in generale, un intuire.
b) dev’essere un sapere, il cui
oggetto non è indipendente da esso, dunque un sapere che è insieme un
produrre il proprio oggetto, un’intuizione che in generale è liberamente
producente, e in cui il producente è una sola e medesima cosa col prodotto.
Un’intuizione siffatta, in
opposizione alla sensibile, che non appare come produzione del suo oggetto, e
in cui dunque l’intuire stesso è differente dall’intuíto, si chiama intuizione
intellettuale.
Un’intuizione siffatta è l’io,
giacché l’io stesso (l’oggetto) sorge appunto dal sapere che l’io ha
di sé stesso. Non essendo infatti l’io (come oggetto) altro che il sapere
di sé stesso, ecco appunto che l’io nasce proprio esclusivamente in
quanto sa di sé: l’io stesso dunque è un sapere che produce insieme
sé stesso (come oggetto).
L’intuizione intellettuale è
l’organo di tutto il pensiero trascendentale. Infatti il pensiero
trascendentale tende appunto a proporsi, mediante la libertà, come oggetto ciò
che altrimenti non è oggetto: esso presuppone una facoltà capace di produrre e
intuire ad un tempo certi atti dello spirito, in modo che la produzione e
l’intuizione di un oggetto siano assolutamente uno; ma proprio questa facoltà è
la facoltà dell’intuizione intellettuale.
La filosofia trascendentale
dev’essere perciò costantemente accompagnata dall’intuizione intellettuale:
ogni pretesa oscurità di quella filosofia ha la sua ragione non
nell’incomprensibilità di essa, ma nella mancanza dell’organo con cui
dev’essere intesa. Senza questa intuizione il filosofare stesso non ha sostrato
che regga e sostenga il pensiero; è quell’intuizione che nel pensiero
trascendentale prende il posto del mondo oggettivo e regge il volo della
speculazione. L’io stesso è un oggetto, che in tanto è, in quanto sa di sé,
vale a dire è una continua intuizione intellettuale; poiché questo elemento
autoproducentesi è l’unico oggetto della filosofia trascendentale, l’intuizione
intellettuale è dunque per essa ciò che è lo spazio per la geometria. Allo
stesso modo che senza l’intuizione dello spazio la geometria sarebbe
assolutamente incomprensibile, poiché tutte le sue costruzioni non sono che
modi diversi di limitare quell’intuizione, cosí pure senza l’intuizione
intellettuale è assolutamente incomprensibile ogni filosofia, poiché tutti i
suoi concetti non sono che diverse limitazioni di quel produrre che ha per
oggetto sé stesso, cioè dell’intuizione intellettuale.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol.
XVIII, pagg. 153-155