Kant ha reso permanente -
sostenendo l'inconoscibilità della “cosa in sé” - la separazione fra soggetto e
oggetto; ma questa separazione ha origini lontanissime e precede la nascita
della filosofia: essa è apparsa alla riflessione filosofica addirittura la
condizione originaria della realtà. La “vera” filosofia ha il compito non solo
di smascherare il carattere arbitrario di quella separazione, ma anche di
riconquistare l'unità di ciò che “era originariamente e necessariamente unito”.
F. W. J. Schelling, Primo
abbozzo di un sistema della filosofia della Natura, Introduzione
Come sia possibile un mondo fuori
di noi, come sia possibile una Natura e con essa l'esperienza, sono domande che
dobbiamo alla filosofia, o, meglio, è proprio con queste domande
che è sorta la filosofia [...].
Non appena l'uomo si mette in
opposizione col mondo esterno, il primo passo verso la filosofia è fatto. è con
quella separazione che incomincia la riflessione; d'ora innanzi l'uomo separa
ciò che la Natura aveva unito per sempre, separa l'oggetto dall'intuizione, il
concetto dall'immagine, e infine (facendosi oggetto a se stesso) se
stesso da se stesso.
Ma questa separazione è soltanto mezzo,
non fine. Infatti l'essenza dell'uomo è l'azione. Ma quanto meno egli
riflette su se stesso, tanto piú è attivo. La sua attività piú nobile è quella
che ignora sé stessa. Non appena egli si fa oggetto a se stesso, quello che
agisce non è piú l'uomo intero: egli ha soppresso una parte della sua attività
per poter riflettere sull'altra [...].
La mera riflessione è
dunque una malattia dello spirito umano, non solo, ma quando estende il suo
dominio su tutto quanto l'uomo, è quella malattia che uccide in germe la sua piú
alta essenza, ed alle radici la sua vita spirituale, che rampolla solo
dall'identità. Essa è un male che accompagna l'uomo nella vita, e distrugge in
lui ogni intuizione anche nel caso dei piú comuni oggetti della conoscenza. La
sua opera di scissione non si limita però soltanto al mondo fenomenico: essa,
separando da quest'ultimo il principio spirituale, riempie il mondo
intellettuale di chimere, contro le quali, poiché stanno del tutto al di là
della ragione, non è possibile lotta alcuna. Considerando il mondo come una
cosa in sé che né intuizione né immaginazione, né intelletto né ragione
riescono a raggiungere, essa rende permanente quella separazione fra l'uomo e
il mondo.
Di contro ad essa sta la vera
filosofia, che considera la riflessione in generale come semplice mezzo. La
filosofia deve presupporre quella separazione originaria, giacché senza
di essa non avremmo alcun bisogno di filosofare.
Perciò essa non accorda alla
riflessione che un valore negativo. La vera filosofia parte da quella
separazione originaria per riunire con la libertà ciò che nello spirito
umano era originariamente e necessariamente unito, cioè per superare per
sempre quella separazione.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg. 90-91)