In questo brano Schopenhauer definisce il “principio
di ragione sufficiente” e critica il concetto di “essere necessario”. Poi egli
passa a elencare quattro diversi tipi di necessità.
A. Schopenhauer, Sulla quadruplice radice
del principio di ragione sufficiente, 49
Il principio di ragione sufficiente, in ogni sua forma, è l’unico principio e l’unico portatore di ogni necessità. La necessità, infatti, non ha nessun altro senso vero chiaro se non quello della inevitabilità dell’effetto, quando è posta la causa. Per questo ogni necessità è condizionata; una necessità assoluta, cioè incondizionata, è dunque una contradictio in adjecto. “Essere-necessario”, infatti, non può significare niente altro se non “derivare da una data causa”. Se, invece, lo vogliamo definire “ciò-che-non-può-non-essere”, allora diamo una mera spiegazione verbale e ci rifugiamo, per evitare la spiegazione della cosa, dietro un concetto astrattissimo; dal quale, tuttavia, veniamo ricacciati dalla domanda: “come è possibile, o anche solo concepibile, che qualcosa non abbia potuto non essere, dato che ogni essere è dato solo empiricamente?”. È dunque chiaro che questo è possibile solo in quanto è data o presente una causa, dalla quale esso risulta. “Essere-necessario” e “derivare-da- una-data-causa” sono dunque concetti sinonimi e, pertanto, intercambiabili. Il concetto tanto amato dai filosofastri di un “Essere assolutamente necessario” contiene dunque una contraddizione: mediante il predicato “assolutamente” (cioè “indipendente da ogni cosa”) esso annulla la definizione, soltanto per mezzo della quale il “necessario” è pensabile e detiene un senso. Abbiamo qui nuovamente un esempio di abuso di concetti astratti per scopo di inganno metafisico, come ho potuto mostrare nei concetti simili di “sostanza immateriale”, “causa assoluta”, “ragione in generale”, ecc. Non ripeterò mai abbastanza che tutti i concetti astratti debbono essere controllati per mezzo della intuizione.
In accordo con le quattro forme del principio di ragione, vi sono allora quattro diverse necessità:
1) La necessità logica secondo il principio della ratio cognoscendi: una volta che le premesse siano state riconosciute valide, la conclusione deve seguire in modo inconfutabile.
2) La necessità fisica, secondo la legge della causalità (ratio fiendi): non può mancare l’effetto, non appena si sia presentata la causa.
3) La necessità matematica secondo il principio della ratio essendi: ogni relazione espressa da una proposizione geometrica vera è cosí, come essa la esprime, e ogni calcolo esatto rimane inconfutabile.
4) La necessità morale secondo il principio della ratio agendi: ogni uomo, e anche ogni animale, deve, non appena se ne sia presentato il motivo, compiere quella azione, che unicamente è adeguata al suo carattere naturale e immutabile e che pertanto avviene ora in maniera cosí inevitabile come ogni effetto segue ogni causa; essa, tuttavia, non si lascia prevedere cosí facilmente, come tutti gli altri effetti, in quanto è difficile approfondire e conoscere perfettamente il carattere individuale ed empirico e la sfera conoscitiva che lo accompagna, una indagine intorno ad esso è qualcosa di ben diverso dallo studio della qualità del sale chimico e dalla previsione della sua reazione.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg.
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