In questa lettura è riportata la famosa
interpretazione schopenhaueriana della musica, “riproduzione dell’essenza del
mondo”, che influenzerà anche illustri musicisti, fra cui R. Wagner.
A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e
rappresentazione, I, 52
L’oggettivazione adeguata della volontà sono le idee (platoniche); suscitare mediante rappresentazione di oggetti particolari (le opere d’arte non sono infatti mai altro) la conoscenza di queste (e ciò è possibile solo con una adeguata modificazione nel soggetto conoscente) è il fine di tutte le altre arti. Tutte, infatti, oggettivano la volontà mediatamente, cioè per mezzo delle idee; e dato che il nostro mondo non è se non il fenomeno delle idee nella pluralità, attraverso le forme del principium individuationis (la forma della conoscenza possibile all’individuo in quanto tale); ne deriva che la musica, la quale oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse piú: cosa che non si può dire delle altre arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettità: perciò l’effetto della musica è tanto piú potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza.
[...]
In tutta
questa trattazione intorno alla musica mi sono sforzato di mostrare che essa
esprime, con un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé
del mondo, che noi, partendo dalla sua piú limpida manifestazione, pensiamo
attraverso il concetto di volontà, e l’esprime in una materia particolare, cioè
con semplici suoni e con la massima determinatezza e verità; del resto, secondo
il mio punto di vista, che mi sforzo di dimostrare, la filosofia non è
nient’altro se non una completa ed esatta riproduzione ed espressione
dell’essenza del mondo, in concetti molto generali, che soli consentono una
visione, in ogni senso sufficiente e applicabile, di tutta quell’essenza; chi
pertanto mi ha seguito ed è penetrato nel mio pensiero, non troverà tanto
paradossale, se affermo che, ammesso che si potesse dare una spiegazione della
musica, completamente esatta, compiuta e particolareggiata, riprodurre cioè
esattamente in concetti ciò che essa esprime, questa sarebbe senz’altro una
sufficiente riproduzione e spiegazione del mondo in concetti, oppure qualcosa
del tutto simile, e sarebbe cosí la
vera filosofia.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg.
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