A. Schopenhauer osserva che la Volontà sopravvive
anche quando gli individui muoiono: quindi il suicidio non sconfigge la
“Volontà di vivere”, ma ne è un’affermazione.
A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e
rappresentazione, I, 54
Chi è oppresso dal peso della vita, chi vorrebbe e afferma la vita, ma ne aborre i tormenti, e soprattutto non riesce a tollerare piú a lungo il duro destino, che proprio a lui è capitato: questi non deve sperare una liberazione dalla morte, e non può salvarsi col suicidio; solo con un falso miraggio lo attrae l’oscuro, freddo Orco, come porto di quiete. La terra si volge dal giorno verso la notte; l’individuo muore; ma il sole arde senza interruzione in eterno meriggio. Alla volontà di vivere è assicurata la vita: la forma della vita è un presente senza fine; non importa che nascano e periscano nel tempo gli individui, fenomeni dell’idea, simili a sogni fugaci. Il suicidio ci appare già da questo come un’azione inutile e quindi stolta: quando saremo proceduti piú oltre nella nostra indagine, ci si presenterà in una luce ancor piú sfavorevole.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pag. 662