Secondo Arthur Schopenhauer quella che Kant chiama
intuizione empirica è in realtà sempre un’intuizione intellettuale. Tutte le
intuizioni sono intellettuali.
A. Schopenhauer, Sulla quadruplice radice
del principio di ragione sufficiente, 21
L’intelletto, grazie alla forma che gli è propria, ossia a priori, e perciò anteriormente ad ogni esperienza (dato che essa non è sino a questo momento possibile), concepisce la sensazione corporea data come un effetto (una parola che solo l’intelletto capisce), il quale in quanto tale deve necessariamente avere una causa. Nello stesso tempo esso chiama in aiuto la forma del senso esterno, lo spazio, che pure si trova predisposta nell’intelletto, ossia nel cervello, per trasferire quella causa fuori dell’organismo: solo in tal modo, infatti, nasce per lui il Di-fuori, la cui possibilità è appunto lo spazio; è dunque la pura intuizione a priori che deve fornire la base dell’intuizione empirica. In questo processo, come mostrerò meglio fra poco, l’intelletto chiama in aiuto tutti i caratteri, anche i piú minuziosi, della sensazione data, per costruire nello spazio, in accordo con essi, la causa della sensazione. Questa operazione dell’intelletto [...] non è una operazione discorsiva, riflessiva, che venga effettuata mediante concetti e parole; è invece intuitiva e affatto immediata. È solo per mezzo di essa, ossia nell’intelletto e per l’intelletto, che si presenta il mondo dei corpi oggettivo e reale, che riempie lo spazio nelle tre dimensioni, il mondo che muta nel tempo, secondo la stessa legge di causalità, e si muove nello spazio. In conseguenza di ciò, è lo stesso intelletto che deve creare prima il mondo oggettivo; non è vero che il mondo, già bell’e pronto, debba semplicemente entrare nella testa attraverso i sensi e le porte dei loro organi. I sensi, infatti, non forniscono che la materia prima, che l’intelletto, per mezzo delle semplici forme date, cioè spazio, tempo e causalità, elabora immediatamente nell’intuizione oggettiva di un mondo di corpi regolati da leggi. La nostra intuizione quotidiana empirica è dunque una intuizione intellettuale.
Grande
Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pag. 604