Schopenhauer accetta la concezione aristotelica
dell’uomo come “animale dotato di ragione”, che intende come facoltà che si
pone di fianco all’intuizione intellettuale.
A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e
rappresentazione, I, 8
Oltre alle rappresentazioni fin qui considerate, è penetrata nell’uomo, solo fra tutti gli abitatori della terra, ancora un’altra facoltà conoscitiva, è sorta una conoscenza del tutto nuova, che molto calzantemente e con profonda giustezza è chiamata riflessione. Essa è infatti un riflesso, una derivazione di quella conoscenza intuitiva, anche se ha natura e costituzione fondamentalmente diverse; non conosce le forme di quella, ed anche il principio di ragione, che domina su tutti gli oggetti, detiene in essa un aspetto del tutto diverso. È solo questa nuova coscienza, elevata ad una piú alta potenza, questo astratto riflesso di tutto ciò che è intuitivo in un concetto di ragione non intuitivo, che dà all’uomo la riflessione, per cui la sua coscienza è cosí intieramente distinta da quella degli animali, e tutto il suo passaggio sulla terra si compie in maniera cosí diversa da quella dei suoi fratelli privi di ragione.
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L’animale sente e intuisce, l’uomo inoltre pensa e sa: entrambi vogliono. L’animale comunica la sua sensazione e disposizione mediante il movimento e il suono: l’uomo comunica all’altro uomo pensieri mediante il linguaggio, o nasconde pensieri mediante il linguaggio. Il linguaggio è il primo prodotto e il necessario strumento della sua ragione; per questo in greco e in italiano linguaggio e ragione vengono indicati con la parola: ó lógos, il discorso. In tedesco ragione (Vernunft) deriva da vernehmen, che non è sinonimo di hören (udire), ma indica la comprensione dei pensieri comunicati per mezzo di parole. È solo con l’aiuto del linguaggio che la ragione può eseguire i suoi importantissimi compiti, come l’azione concorde di molti individui, la collaborazione metodica di molte migliaia di uomini, la civiltà, lo stato; e, inoltre, la scienza, la conservazione dell’esperienza anteriore, il raggruppamento dei caratteri comuni in un concetto, la partecipazione della verità, la diffusione dell’errore, il pensare e il poetare, i dogmi e le superstizioni.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg.
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