Seneca
suggerisce la presenza del divino in noi per spiegare guegli atti di virtú, che
sembrano superiori alle possibilità dell'uomo. Ciò che è dentro di noi,
l'anima, è ciò che veramente vale.
Lettere a
Lucilio, 41
1 Fai cosa ottima e per te vantaggiosa se,
come scrivi, persisti nel cercar di raggiungere la saggezza, che è da stolto
domandare agli dei, mentre la puoi ottenere da te stesso. Non dobbiamo
innalzare le mani al cielo né pregare il guardiano del tempio, che ci permetta
di avvicinarci agli orecchi della statua del dio, quasi che cosí potessimo piú
facilmente essere ascoltati: la divinità ti sta vicino, è con te, è dentro di
te. Eccoti la mia opinione, o Lucilio: in noi dimora uno spirito divino, che
osserva e spia i nostri vizi e le nostre virtú: esso si comporta con noi, come
noi ci siamo comportati con lui. In verità nessun uomo è virtuoso se privo di
un dio: forse che qualcuno può essere superiore ai capricci della fortuna senza
essere aiutato da lui? Egli dà consigli nobili ed elevati: in ciascuno uomo
virtuoso “(qual dio abiti non si sa) certo abita un dio”.
2 [...] Se vedrai un uomo che non si lascia
spaventare dai pericoli, turbare dalle passioni, sereno tra le avversità, calmo
in mezzo alla tempesta, che sa guardare agli altri uomini dall'alto, gli dei
come suoi pari: non sarai preso verso di lui da un sentimento di venerazione?
non dirai: “cotesto essere è troppo grande ed elevato perché possa essere
stimato simile al corpicciuolo in cui si trova”? In esso è discesa una forza
divina: uno spirito superiore, fermo, che trascura tutte le cose considerandole
di troppo poca importanza, si ride di quanto noi temiamo e desideriamo, ed è
mosso da una potenza celeste. Non può un essere cosí grande mantenersi saldo
senza il sostegno della divinità: perciò colla piú nobile parte di se stesso
sta là donde è disceso.
3 [...] Quel tale ha una bella servitú, una
casa sontuosa, coltiva molto terreno, dà molto denaro ad interesse: nessuna di
queste cose è dentro di lui, ma tutte sono attorno a lui. Loda in quella
persona ciò che non può essere tolto né dato, ciò che è proprio dell'uomo. Vuoi
sapere di che cosa si tratta? dell'animo e, nell'animo, di una ragione
perfetta. Infatti l'uomo è un animale ragionevole: pertanto se egli riesce a
compiere ciò per cui nasce, raggiunge pienamente il suo vero bene. Ma che cosa
esige da lui la ragione? una cosa facilissima, il vivere secondo natura. Ma la
rende difficile la comune dissennatezza: ci spingiamo a vicenda verso i vizi.
(Seneca, Lettere
a Lucilio, UTET, Torino, 1951, pagg. 134-136)