Il filosofo pone Alétheia e dóxa su due
piani diversi di comprensione della realtà – uno superiore e l’altro inferiore
– e ritiene che, per quanto riguarda gli dèi e la realtà, il livello di
conoscenza che l’uomo può raggiungere si fermi al piano della dóxa.
Fr. 21 B 34 DK (Sesto Empirico, Contro
i matematici, VII, 110)
Il certo nessuno mai lo ha colto né
alcuno ci sarà che lo colga e relativamente agli dèi e relativamente a tutte le
cose di cui parlo. Infatti, se anche uno si trovasse per caso a dire, come
meglio non si può, una cosa reale, tuttavia non la conoscerebbe per averla
sperimentata direttamente. Perché a tutti è dato solo l’opinare.
(I Presocratici, Laterza,
Bari, 19904, pagg. 176-177)