Per quanto
riguarda il dibattito sulle responsabilità degli intellettuali, dopo la
Rivoluzione d’Ottobre ci fu in Russia un lungo silenzio che durò fino al
periodo krusceviano. Con la nascita del “dissenso” le analisi della storia
passata che collegavano gli intellettuali e le loro idee a ciò che era successo
divennero frequenti.
In questa
lettura riportiamo l’opinione di A. I Solzenicyn (1917) tratta dal famoso libro Arcipelago GULag.
Lo scrittore russo afferma che il XX secolo ha dimostrato quanto sia piú grande
la malvagità quando è sorretta dalla convinzione di fare del bene. Questa
convinzione poi si fonda su di uno schema ideologico.
A.
Solzenicyn, Archipelag GULag [1973], trad. it. Arcipelago Gulag
Per fare del male l’uomo deve prima sentirlo come bene o come una legittima, assennata azione. La natura dell’uomo è, per fortuna, tale che egli sente il bisogno di cercare una giustificazione delle proprie azioni.
Le giustificazioni di Macbeth erano fragili e il rimorso lo uccise. Ma anche Jago è un agnellino: la fantasia e le forze spirituali dei malvagi shakespeariani si limitavano a una decina di cadaveri: perché mancavano di ideologia.
L’ideologia! è lei che offre la giustificazione del male che cerchiamo e la duratura fermezza occorrente al malvagio. Occorre la teoria sociale che permetta di giustificarci di fronte a noi stessi e agli altri, di ascoltare, non rimproveri, non maledizioni, ma lodi e omaggi. Cosí gli inquisitori si facevano forti con il cristianesimo, i conquistatori con la glorificazione della patria, i colonizzatori con la civilizzazione, i nazisti con la razza, i giacobini (vecchi e nuovi) con l’uguaglianza, la fraternità, la felicità delle future generazioni.
Grazie all’ideologia è toccato al secolo XX sperimentare una malvagità esercitata su milioni. La malvagità è inconfutabile, non può essere passata sotto silenzio né scansata: come oseremmo insistere che i malvagi non esistono? Chi annientava quei milioni? Senza malvagi non sarebbe esistito l’Arcipelago.
A. Solzenicyn, Arcipelago Gulag,
Mondadori, Milano, 1974, vol. I, pag. 185