Il
filosofo inglese Herbert Spencer osserva che si sta cominciando a valorizzare
la spontaneità nel bambino ed a comprenderne l’importanza ai fini
dell’apprendimento. Ciò conferma le intuizioni del pedagogista J. H. Pestalozzi
(1746-1827).
H. Spencer, L’educazione intellettuale,
morale e fisica
Fra le nuove costumanze formatesi durante il decadimento delle antiche, la piú importante è quella di svolgere sistematicamente nel fanciullo la facoltà d’osservazione. Dopo molti secoli d’acciecamento, si è veduto finalmente che l’attività spontanea delle facoltà d’osservazione e d’attenzione nei fanciulli ha il suo significato e la sua utilità. Ciò che un tempo si riteneva una curiosità senza scopo, un gioco, o secondo i casi, desiderio di mal fare, ora si riconosce essere un processo pel quale la mente umana acquista quelle cognizioni che saranno fondamento del sapere futuro. Donde è poi originato il metodo ben compiuto e male applicato delle lezioni delle cose.
[...]
L’antico metodo di presentare la verità sotto forma astratta cadeva in disuso e nello stesso tempo si adottava il nuovo metodo di presentarla sotto la forma concreta. I principii elementari delle scienze esatte s’imparano oggi per intuizione diretta come si apprende a conoscere i tessuti, i sapori ed i colori. L’uso delle palle nell’insegnamento elementare dell’aritmetica, ne è un esempio. [...] Le verità riguardanti il numero, la forma, i rapporti di posizione, son tutte state ricavate dagli oggetti materiali, ed esporle al fanciullo sotto forma concreta significa fargliele imparare nello stesso modo col quale furono apprese dal genere umano. Ben presto forse si vedrà che è impossibile che egli le impari in altro modo. [...] Ma di tutti i mutamenti che si vanno compiendo, il desiderio crescente di rendere dilettevole, anziché penoso lo studio è il piú significativo. Il quale desiderio ha fondamento nella percezione piú o meno chiara di questo fatto: che la specie d’attività intellettuale che ad ogni età piace, è appunto quella che piú conviene, e viceversa. Comincia a prender posto l’opinione che allorquando la mente che si svolge prova il bisogno di soddisfare ad una certa specie di curiosità, è segno che essa è atta ad assimilarsi l’oggetto di questa curiosità, e che quest’oggetto è divenuto necessario al suo progresso; come per contrario, si principia a farsi persuasi che il disgusto che egli dimostra per questo o quel genere di studi, prova che l’oggetto di tali studi gli è stato posto innanzi o troppo presto o sotto forma indigesta. Da ciò hanno origine gli sforzi che si fanno per render lo studio nei primi anni divertente, ed interessante piú tardi; da ciò le letture intorno al valore dei giuochi nell’educazione. Ogni giorno si cerca d’uniformare il sistema educativo al gusto del fanciulli. [...].
Lo stesso dicasi per l’educazione ulteriore. I brevi riposi durante le ore di studio, le passeggiate in campagna, le letture divertenti, i canti corali e tutte le nuove pratiche introdotte nell’educazione sono altrettante prove dei sopravvenuti cambiamenti. L’ascetismo scompare dalla scuola, come dalla vita; e si comincia ad applicare alla legislazione della scuola e della famiglia l’ordinaria pietra di paragone che ci serve a misurare il valore della legislazione politica, cioè: contribuisce essa a renderci piú felici? Qual è pertanto il carattere comune di questi diversi mutamenti? Non è forse la tendenza a conformarsi sempre piú al procedimento della natura? L’abbandono della educazione forzata contro la quale la natura si ribella, la cura di lasciare i primi anni allo svolgimento delle membra e dei sensi, ne sono la prova. E ne sono prova ancora l’aver sostituito alle lezioni imparate a memoria le lezioni orali e sperimentali date nei campi e nei giardini ove i fanciulli si divertono; e l’aver rigettato l’insegnamento delle regole ed adottato l’insegnamento dei principii, di cui non si pongono innanzi all’allievo le generalizzazioni, se non quando egli conosca bene i fatti particolari nei quali esse hanno fondamento; e l’aver posto in uso il sistema delle lezioni di cose e l’insegnamento concreto e non astratto degli elementi della scienza, e, soprattutto, gli sforzi fatti in varie direzioni per dare forma attraente allo studio e renderlo dilettevole. Ed invero, poiché è nell’ordine della natura che, per tutte le creature, il piacere che accompagna il soddisfacimento delle funzioni necessarie alla vita serva di eccitamento a compierle, noi, che nel periodo dell’educazione spontanea abbiamo avuto campo di avvertire che il piacere che prova un bambino nel tenere in bocca un pezzo di corallo, o nel distruggere i suoi giocattoli, lo conduce ad azioni che gli danno conoscenza delle proprietà della materia, noi, dico, scegliendo e ponendo innanzi gli oggetti di studio nell’ordine e nel modo che piú interessa il fanciullo, obbediamo alla volontà della natura, armonizzando i nostri procedimenti colle sue leggi. Noi siamo dunque sulla via della dottrina da molto tempo enunciata dal Pestalozzi, cioè che nell’ordine e nei metodi, l’educazione deve uniformarsi al processo naturale dell’evoluzione mentale.
H. Spencer, L’educazione intellettuale,
morale e fisica, trad. di L. Cussini, Trevisini, Milano-Roma, 1989, pagg.
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