La superstizione si è dimostrata
- è vero - dannosa agli uomini, ma utile a quei sovrani e a quei governi che li
vogliono mantenere sottomessi. Per questo motivo gli stati hanno promulgato, e
continuano a promulgare, leggi che di fatto asserviscono la religione agli
interessi di una politica di potere. La commistione di politica e religione
favorisce inoltre l’affermarsi degli aspetti peggiori delle religioni: quelli
legati alla superstizione e all’intolleranza.
B. Spinoza, Trattato
teologico-politico, Prefazione
Ordunque,
se è vero che il segreto piú grande e il massimo interesse del regime
monarchico consistono nel mantenere gli uomini nell’inganno e nel nascondere
sotto lo specioso nome di religione la paura con cui essi devono essere tenuti
sottomessi, perché combattano per la loro schiavitú come se fosse la loro
salvezza e non stimino viltà, ma sommo onore spargere il proprio sangue e
sacrificare la propria vita per il vanto di un sol uomo, è altrettanto vero che
in una libera comunità non si potrebbe né pensare né tentare di realizzare
nulla di piú funesto. Infatti è completamente in contrasto con la pubblica
utilità soffocare con i pregiudizi il libero giudizio del singolo o comunque
conculcarlo.
D’altra
parte le sedizioni scatenate con pretesto religioso traggono unica ed evidente
origine dall’istituzione di leggi riguardanti i problemi speculativi e dalla
condanna delle opinioni considerate criminose alla stregua dei delitti comuni.
Allora i sostenitori e i seguaci di quelle opinioni vengono sacrificati non
alla salvezza pubblica, ma solo all’odio ed alla ferocia degli avversari. E se
le leggi dello Stato condannassero solo le azioni e lasciassero immuni da
pena le parole [come dice Tacito], le sedizioni del genere sopra detto non
potrebbero ammantarsi di alcuna apparenza giuridica e le controversie non
finirebbero in sedizioni. Ora, poiché ci è toccato il raro privilegio di vivere
in una repubblica nella quale a ciascuno sono concesse completa libertà di giudizio
e libera scelta del culto divino piú conforme alle proprie inclinazioni; in una
repubblica nella quale nulla è piú prezioso e piú dolce della libertà, io ho
creduto di non fare cosa né sgradita né inutile dimostrando che non solo questa
libertà, se concessa, non pregiudica il sentimento religioso e la pace civile,
ma anzi, se soppressa, provoca con la propria rovina la rovina della pace
civile e del sentimento religioso stesso. Questa è la tesi principale che mi
son proposto di dimostrare in questo trattato.
(B. Spinoza, Etica e Trattato
teologico-politico, UTET, Torino, 1988, pagg. 390-391)