Spinoza, Il tractatus

Nel XVII secolo l'elemento religioso domina ancora sia la politica sia la scienza e la filosofia; quindi - per Baruch Spinoza - affrontare il problema religioso è preliminare a qualsiasi discorso sulla politica e sulla filosofia. L'esperienza personale ha prodotto e rafforzato in lui questa convinzione.

Nel 1658-1659 Spinoza iniziò la stesura del Tractatus de intellectus emendatione (“Trattato sull'emendazione dell'intelletto”), nel quale si poneva l'obiettivo di indagare se esista qualcosa che possa essere considerata realmente il Bene e che quindi possa rendere felice chi la possiede.

“Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato che tutto ciò che accade nella vita comune è vano e futile; e vedendo che tutto ciò che era per me causa e oggetto di timore non aveva in sé nulla né di bene né di male, se non in quanto l'animo ne fosse turbato, decisi finalmente di indagare se si desse qualcosa che fosse un bene vero e partecipabile, dal quale soltanto, respinti tutti gli altri beni, l'animo fosse affetto; soprattutto se si desse qualche bene che, trovato e acquisito, godessi in eterno di una continua e somma letizia” (Tractatus de intellectus emendatione, par. 1).

La ricerca del Bene appare subito a Spinoza connessa alla ricerca della Verità e, quindi, lo scopo dell'opera si configura come ricerca di un metodo che, ispirandosi al modello baconiano, consenta di purificare ed emendare l'intelletto dai pregiudizi e dagli errori per arrivare alla formazione e alla connessione di idee chiare e distinte.

Il Tractatus traccia le linee del metodo e si arresta di fronte ad alcune questioni estremamente complesse, come la definizione delle cose create in rapporto a quelle increate; il ruolo dell'esperienza, dei suoi limiti e della sua necessità per la conoscenza delle cose create; e infine la definizione stessa dell'intelletto, cioè degli strumenti della conoscenza.

Spinoza interruppe la stesura del Tractatus; fra gli elementi che gli impediscono di concludere questa opera va annoverata la preoccupazione di procedere a una analisi razionale dei fenomeni religiosi in genere e delle Sacre Scritture in particolare, come procedimento preliminare alla ricerca della Verità e, quindi, della felicità.

Il Tractatus verrà pubblicato - ovviamente incompleto - nelle Opere postume con una premessa del curatore: “Caro lettore, questo trattato sull'emendazione dell'intelletto, che ti presentiamo incompiuto e difettoso, è stato scritto già da molti anni dallo stesso Autore. La sua intenzione fu sempre quella di condurlo a termine. Ma egli, impedito da altre occupazioni e infine rapito dalla morte, non poté condurlo al fine desiderato. Tuttavia, poiché in esso sono contenute molte cose eccellenti e utili, che, crediamo fermamente, saranno non poco utili al vero Ricercatore, non abbiamo voluto privartene. E perché chiuda un occhio su molte cose oscure, rozze e non rifinite, che in esso ancora ricorrono, abbiamo voluto avvertirti qui, perché non lo ignori. Addio”.