Nella concezione etica di Spinoza
la vita dell’uomo non è determinata dal desiderio: come sosterrà Immanuel Kant oltre un secolo
piú tardi, l’azione morale non è determinata dalla facoltà di desiderare,
bensí dalla facoltà di conoscere - cioè di riconoscere la verità e la
falsità delle idee -, perché la morale scaturisce soltanto dalla conoscenza.
Rispetto al vero e al falso la Mente non può essere libera di scegliere perché
la Sostanza, e quindi la Verità, è una.
B. Spinoza, Etica, Parte
seconda, Prop. XLVIII
Proposizione XLVIII
Nella Mente non vi è alcuna
volontà assoluta o libera; ma la Mente è determinata a volere questo o quello
da una causa che è anch’essa determinata da un’altra, e questa a sua volta da
un’altra, e cosí all’infinito.
dimostrazione
La Mente è un certo e determinato
modo di pensare (per la Prop. 11 di questa parte), e perciò (per il
Cor. 2 della Prop. 17 della I parte) non può essere causa libera
delle proprie azioni, ossia non può avere l’assoluta facoltà di volere e di non
volere; ma deve essere determinata a volere questo o quello (per la Prop. 28
della I parte) da una causa che è anch’essa determinata, e questa a sua
volta da un’altra, ecc. C.D.D.
Scolio
Allo stesso modo si dimostra che
nella Mente non c’è alcuna facoltà assoluta di comprendere, desiderare, amare,
ecc. Ne consegue che queste e simili facoltà o sono del tutto fittizie o non
sono altro che enti Metafisici, ossia Universali, che siamo soliti
formare da cose particolari. Cosí che l’intelletto e la volontà stanno a questa
o a quella idea, o a questa o quella soluzione, come la “pietrosità” sta a
questa o quella pietra, o come l’uomo sta a Pietro e a Paolo. Abbiamo invece
spiegato nell’Appendice della I parte la causa per cui gli uomini si
ritengono liberi. Ma prima di procedere oltre bisogna qui notare che per
volontà intendo la facoltà di affermare e negare, e non il desiderio; intendo
cioè la facoltà con cui la Mente afferma o nega che qualcosa è vero o falso, e
non il desiderio con cui la Mente desidera o respinge le cose. Ma dopo aver
dimostrato che queste facoltà sono nozioni universali che non si distinguono
dalle cose singole da cui le formiamo, bisogna ora indagare se le volizioni
stesse non siano qualcosa di diverso dalle idee stesse delle cose. Bisogna
ricercare, dico, se nella Mente non vi sia un’affermazione o negazione diversa
da quella che l’idea implica in quanto idea; [...] affinché il pensiero non
finisca per diventare una specie di pittura. Per idee non intendo infatti le
immagini che si formano in fondo all’occhio, o, se si preferisce, in mezzo al
cervello, ma i concetti del Pensiero.
(B. Spinoza, Etica e Trattato
teologico-politico, UTET, Torino, 1988, pagg. 178-179)