Spinoza termina la sua Etica sottolineando la
superiorità del sapiente sull’ignorante, la sua capacità di mantenere l’animo
al di fuori delle vicissitudini umane e delle passioni usando la ragione. Pochi
sono gli uomini saggi, perché “tutte le cose eccellenti sono tanto difficili
quanto rare”. Ciononostante bisogna tentare la via della saggezza.
B. Spinoza, Etica, Parte
quinta, Scolio finale
Scolio.
Con ciò ho completato tutto
quello che volevo mostrare intorno alla potenza della Mente sugli affetti, e
intorno alla Libertà della Mente. Dalle cose dette risulta quanto il saggio sia
piú forte e piú capace dell’ignorante, che è mosso solo dalla libidine. Infatti
l’ignorante, a parte il fatto che è sballottato in molti modi da cause esterne
e non raggiunge mai una vera soddisfazione dell’animo vive, inoltre, quasi
inconsapevole di sé, di Dio e delle cose; e appena cessa di patire cessa anche
di esistere. Al contrario il saggio, in quanto è considerato tale,
difficilmente è turbato nell’animo, anzi, consapevole di sé, di Dio e delle
cose, per una certa eterna necessità, non cessa mai di essere, e possiede
sempre la vera serenità dell’animo. Anche se la via che ora ho mostrato
condurre a questa meta sembra oltremodo ardua, si può tuttavia trovarla. E deve
essere davvero arduo quello che si trova raramente. Infatti, come potrebbe
accadere che la salvezza fosse trascurata quasi da tutti se fosse a portata di
mano e la si potesse trovare senza grande fatica? Ma tutte le cose eccellenti
sono tanto difficili quanto rare.
B. Spinoza, Etica e Trattato
teologico-politico, UTET, Torino, 1988, pag. 376