SEVERINO, IL SENSO DEL DIVENIRE E DELLA NECESSITA'

 

Per Severino il senso del divenire che viene concepito dall'intera tradizione occidentale è una forma di fede, ovvero, si crede che è vero quando in realtà è falso. Ma a non essere vero non è il divenire come mutamento, il quale è evidente, è il mutamento in quanto creazione dal nulla e ritorno nel nulla dell'ente a non essere vero, in quanto è vero il mutamento come apparire e scomparire degli enti.

 

C'è ancora qualcuno che intende la libertà come necessità? Givone* pensa a me: "Quella di Severino è una filosofia della necessità, quella di Heidegger è invece, almeno tendenzialmente, una filosofia della libertà". Una filosofia della necessità, la mia, tra le altre, che appartengono alla tradizione filosofica.

 

Eppure può accadere che con le stesse parole si indichino cose molto diverse. Li chiameremo ancora "padroni" uomini che vivessero in un mondo dove non esistono servi? Potremmo farlo; ma, non essendo essi più padroni di nessuno, la parola avrebbe un significato diverso. Nella tradizione filosofica, la necessità - la verità come necessità - è il può potente e oppressivo dei padroni: domina il divenire delle cose, controlla e limita la loro libertà; e le cose sono e si configurano come "servi".

 

I miei scritti, invece, tentano di indicare la dimensione che si mostra al di fuori della storia dell'Occidente e in cui appare che quei "servi" non esistono e sono cioè il contenuto di una fede, di una illusione. Non esiste divenire delle cose. Non nel senso che il mondo sia uno spettacolo immobile, ma nel senso che il suo divenire non può essere pensato come è stato pensato a lungo la storia dell'Occidente e, con particolare intensità, nella concezione romantica della poesia e da Nietzsche e Heidegger.

 

Il divenire non può essere inteso come la vicenda in cui le cose escono dal nulla e vi ritornano. Tale vicenda è affermata, nella storia dell'Occidente, sia dalle "filosofie della necessità", sia dalle "filosofie della libertà" - tra le quali esiste dunque una consonanza ben più decisiva di quanto esse siano disposte ad ammettere.

 

Scorgere che il divenire così inteso non esiste significa scorgere che ogni cosa è necessaria: è impossibile che non sia. Ma se tutto è necessario, la necessità non è più un "padrone" che controlla e domina e alla cui legge debba adeguarsi qualcos'altro - cioè il divenire delle cose, il "servo". La necessità, qui, ha un significato essenzialmente diverso da quello delle "filosofie della necessità" della tradizione occidentale.

 

(Emanuele Severino, La legna e la cenere, Rizzoli, 2000. Pagg. 18-19)

 

 

* Sergio Givone, "La questione romantica" (Laterza, 1992)