SCHOPENHAUER, LA VITA E' UN CONTINUO MORIRE

 

L'ansia per la conservazione di questa sua esistenza riempie di regola l'intera vita dell'uomo. La vita della maggioranza non è che continua battaglia per l'esistenza, con la certezza della sconfitta finale. Ma ciò che fa perdurare l'uomo in questa battaglia cosí accanita non è tanto l'amor della vita, quanto la paura della morte. La vita stessa è un mare pieno di scogli e di vortici, ai quali l'uomo cerca di sfuggire con massima prudenza e cura, pur sapendo che, anche quando riesca con sforzi e precauzioni di scamparne, si avvicina ad ogni passo, anzi vi dirige in linea retta il timone, al totale, inevitabile, irreparabile naufragio: la morte. La sua esistenza dunque è un perenne morire. Come il nostro cammino ci appare come una caduta costantemente trattenuta, cosí la vita del nostro corpo è una morte costantemente trattenuta, una morte rinviata ad ogni istante. Ciascun respiro respinge la morte che ognora incombe, con la quale noi ci troviamo a combattere ad ogni minuto, come la combattiamo, ad intervalli piú lunghi, con ciascun pasto, con ciascun sonno. Alla fine la morte deve vincere, perché ad essa apparteniamo già per il fatto di essere nati, ed essa gioca per qualche tempo con la sua preda prima di divorarsela. E noi intanto continuiamo la nostra vita con grande interesse e con grande sollecitudine, fin quando è possibile, come si gonfia piú a lungo che si può una bolla di sapone, pur sapendo certamente che scoppierà.

 

(Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)