Il Socrate che emerge dai Memorabili di Senofonte è profondamente diverso da quello geniale e spregiudicato di Platone: lo si vede bene in questo brano, in cui l'autore, per difendere il filosofo, si sforza di dimostrare che in fondo... non faceva nulla di speciale!
L'accusa contro Socrate era all'incirca la seguente: "Socrate è colpevole di non credere negli dèi in cui crede lo Stato e di introdurre altre nuove divinità; ed è colpevole anche di corrompere i giovani." In primo luogo, dunque, che non credesse negli dèi in cui crede lo Stato, da quale mai indizio lo dedussero? Infatti era noto che egli faceva sacrifici spesso in privato e spesso sugli altari comuni della città, e non era ignoto che ricorresse alla divinazione. Si era infatti sparsa la voce che Socrate affermasse che il suo demone gli dava delle indicazioni: soprattutto per questo, appunto, mi sembra che lo abbiano accusato di introdurre nuove divinità. Ma egli non introduceva nulla di più nuovo degli altri che, credendo nella divinazione, si servono di voli degli uccelli, oracoli, segni e sacrifici. Costoro infatti ritengono che non gli uccelli, e neppure coloro che incontrano per caso, conoscano ciò che giova a chi interroga gli oracoli, ma che gli dèi lo rivelino attraverso questi; ed anch'egli era convinto di questo.
(Senofonte, Memorabili 1. 1. 1-4)