Senofonte si domanda meravigliato come abbiano potuto gli Ateniesi condannare Socrate accusandolo di non credere negli dei dello Stato e di essere un corruttore di giovani, dal momento che era noto a tutti il suo comportamento retto e onesto.
Mi pare poi assurdo anche il fatto che alcuni siano persuasi che Socrate corrompesse i giovani, lui che, oltre a ciò che s'è detto, era tra tutti gli uomini in primo luogo il più controllato rispetto ai piaceri ed alla gola, poi il più resistente al freddo e al caldo e a tutte le fatiche, ed inoltre a tal punto educato alla moderazione dei propri bisogni, che, pur possedendo pochissimi beni, con grandissima facilità li riteneva sufficienti. Come dunque, essendo lui stesso un uomo del genere, avrebbe potuto rendere altri empi o disonesti o avidi o incapaci di controllare i piaceri o smidollati rispetto alle fatiche? Anzi, fece desistere molti da questi comportamenti, inducendoli a desiderare la virtù ed offrendo loro la speranza che, se si fossero presi cura di sé, sarebbero divenuti dei galantuomini; e tuttavia non dichiarò mai di essere maestro di questo, ma, con il suo stesso dimostrare di essere tale, faceva sperare a quelli che s'intrattenevano con lui che, se lo avessero imitato, sarebbero diventati come lui.
(Senofonte, Memorabili 1. 2. 1-3)