SEVERINO, TANTO IL CORPO QUANTO L'ANIMA SONO ETERNI

In quanto l'essere è, e il non essere non è (il nulla non esiste proprio perché è nulla), l'anima e il corpo sono eterni, in quanto sono enti (esseri). La tecnica occidentale si sente oggi in grado di controllare la creazione e l'annientamento dell'essere, in realtà l'essere non viene minimamente intaccato dalla tecnica, la quale, in realtà, può solamente raggiungere, tutt'al più, il controllo dell'apparire e dello scomparire dell'essere dall'orizzonte del mondo sensibile. E' questa una visione davvero nuova e inusuale delle cose, che Severino estrapola dal celebre assunto parmenideo che dà l'inizio a questo commento. Il ritorno a Parmenide è dunque un ritorno all'affermazione della totalità delgi enti (esseri).

II. L'autentico inattuale è il superamento dell'essenza dell'Occidente. Ma in esso vien resa innanzitutto testimonianza della verità dell'essere. La quale dice che l'essere è e il non essere non è. [...] Il pensiero che testimonia la verità dell'essere non può quindi accogliere l'affermazione che con la morte del corpo l'anima continui ad esistere: ma non perché si debba invece affermare che, non esistendo più il corpo, non possa più esistere nemmeno l'anima, bensì perché tanto il corpo quanto l'anima sono eterni. L'anima non può esistere senza il corpo, così come non può esistere senza uno qualsiasi degli enti, giacché il destino della totalità dell'ente è di esistere. [...]

Il disfacimento del corpo non ne è l'annientamento, ma è il modo in cui il corpo si porta stabilmente al di fuori dell'apparire dell'essere. La storia è il processo del comparire e dello sparire dell'eterno. La dialettica non è l'essenza dell'essere in quanto è, ma dell'essere un quanto appare. L'essere sopporta inalterato ogni aggressione della tecnica. Non ne resta in alcun modo intaccato, ma lascia apparire gli spettacoli dell'alienazione del senso dell'essere. Il nostro tempo è ormai tutto diventato un siffatto spettacolo. E' ormai persuaso di poter giungere a un illimitato controllo della creazione e dell'annientamento dell'essere. Ogni opera del nostro tempo è compiuta sul fondamento di questa persuasione e perciò essa è un condurre nell'apparire gli spettacoli dell'alienazione.

Se fossimo convinti che, aprendo e chiudendo gli occhi, provochiamo la nascita e l'annientamento delle cose visibili, sulla base di questa convinzione potremmo di certo sviluppare un modo di vivere; ma la realtà che così apparirebbe e la vita che vivremmo sarebbero diverse dalla realtà che apparirebbe e dalla vita che vivremmo qualora fossimo liberi da questa forma di alienazione. Come il movimento degli occhi, così anche la tecnica occidentale è una tecnica del disvelamento dell'essere, la quale però conduce nell'apparire un contenuto diverso da quello che apparirebbe qualora l'Occidente fosse libero dall'alienazione in cui il consiste il nichilismo metafisico.
La costruzione dell'uomo, compiuta dalla tecnica, non inventa l'uomo, ma è il disvelamento dell'uomo eterno. Ma, proprio perché non conosce l'essenziale rivelatività del suo (e di ogni) agire, la tecnica disvela un'umanità diversa da quella che apparirebbe alla luce della verità dell'essere: disvela l'umanità dell'alienazione.

(Emanuele Severino, “La terra e l'essenza dell'uomo”, in “Essenza del Nichilismo”, edizione Adelphi, Milano, 1982, pag. 197-198).