Il pensiero di Nietzsche e di Leopardi a confronto sulla tematica del rapporto con il nulla e con l'annientamento.
Anche Nietzsche dirà, seguendo Leopardi, che le illusioni dell'arte sono la condizione unica e essenziale della sopravvivenza: il "vero mondo", egli scrive, è "falso, crudele, contraddittorio!" e "noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere questa verità, cioè per vivere. L'uomo deve essere per natura un mentitore, dev'essere prima di ogni altra cosa un artista" (Opere, Adelphi, VIII, 2). Ma Nietzsche aggiungerà che al di sopra dell'uomo, che è destinato all'annientamento, è possibile l'esistenza del "superuomo", ossia di chi, oltrepassando il proprio essere uomo, gode ogni aspetto della vita, gode la totalità della vita, e quindi anche gli aspetti dolorosi e terribili di essa; e nel quale, dunque, la "volontà di vivere si rallegra della propria insaziabilità" e "l'eterno piacere del divenire" comprende in sé anche il piacere dell'annientamento.
Ma il piacere per il proprio annientamento presuppone che la volontà di vivere ("amor proprio" dice Leopardi) sia e si senta eterna, al di là dell'annientamento delle sue forme particolari e individuali. Nietzsche afferma l'eternità del divenire, perché per lui la negazione degli immutabili e degli eterni esige anche che la vita non abbia alcuno scopo, nemmeno quello di andare nel niente. Ma nel pensiero di Leopardi la negazione di ogni eterno e di ogni immutabile esclude anche , e coerentemente, che la volontà di vivere sia qualcosa di eterno, capace di sollevarsi al di sopra dell'esistenza individuale; e quindi esclude che possa esserci un "piacere dell'annientamento" in chi conosce la propria finitezza e la propria destinazione al nulla. Nel "genio", a cui si rivolge il pensiero di Leopardi, non ci può essere "piacere dell'annientamento", ma piacere per la potenza con cui egli vede ed esprime, nella propria "opera", la nullità delle cose e il dolore e l'angoscia per l'annientamento.
(Emanuele Severino, Il nulla e la poesia: Leopardi, in La filosofia contemporanea, BUR, 1996, pagg. 51-52)