SIMMEL, la vita e le sue cristallizzazioni
La nostra rappresentazione della vita è quella di un fluire continuo attraverso le generazioni delle varie specie. I portatori di questa vita però non coloro che hanno ma coloro che sono la vita - sono degli individui, cioè degli esseri chiusi, nettamente separati l'uno dall'altro.
La vita fluendo attraverso - anzi meglio - fluendo come questi individui, si individualizza in ognuno di essi, assume una forma determinata che si oppone in contorni ben definiti al resto del mondo. È questo uno degli aspetti della problematicità della metafisica della vita: essa è flusso continuo e illimitato ed è ad un tempo individualità limitata e limitante.
E non è solo nell'Individuo concepito come esistenza unitaria che la vita si irrigidisce cristallizzandosi intorno a un centro, ma in ogni contenuto concreto, in ogni obiettività, in ogni cosa che si presenti sotto una forma determinata. Ora, poiché il suo perenne fluire non può venire arrestato e annullato una volta per sempre, sorge la rappresentazione che esso trasborda di volta in volta oltre la forma organica o spirituale, in cui era sembrato per un momento irrigidirsi.
Un fluire continuo nel senso di Eraclito, senza dei punti fissi, non conterrebbe neppure dei confini: escluderebbe pertanto sia il trascendere sia il soggetto che trascende. Nel momento invece in cui si pone qualcosa come un centro unitario fisso, il fluire al di là dei suoi limiti non è piú un movimento astratto senza soggetto, ma è un fluire connesso con quel centro. Il movimento «al di là» è pur sempre movimento di questo centro; il soggetto resta tale pur superando continuamente se stesso. La vita è ad un tempo fluire perenne e forma concreta - definita e obiettivata in mille soggetti e contenuti; è l'illimitato per definizione e nello stesso tempo il limitato che supera continuamente la propria limitatezza.
[...] (La vita) è a un tempo variabile e invariabile, fissa e mobile, formata e informe, libera e vincolata, soggettività estrema e obiettività che sovrasta le cose e se stessa. Tutte queste contraddizioni esprimono tutte la stessa verità: che la vita è per essenza un continuo trascendersi, un continuo porre confini nell'atto stesso di superarli.
[...]
Tra forma e continuità intese come espressioni ultime del mondo c'è una profonda antinomia. Forma equivale a limite, differenziazione, organizzazione intorno ad un centro reale o ideale in cui fluiscono e si solidificano i mille contenuti della vita.
La continuità invece intesa in senso assoluto - come rappresentazione estensiva dell'unità dell'essere - non tollera simili centri, né vale parlare di un continuo infrangersi di queste forme; se esse dovessero infatti spezzarsi non avrebbero neppure potuto sorgere.
[...] Noi non siamo distinti in vita e forma, noi non viviamo parte nella continuità, parte nell'individualità; no, l'essenza della vita è proprio in quella funzione unitaria che io ho potuto caratterizzare solo come autotrascendenza. Essa realizza immediatamente e in un atto unitario quello che poi nel sentimento, nel concetto, nel destino si scinde in flusso vitale continuo e forma individuale delimitata.
[...] La vita si lascia dunque esprimere nelle due seguenti proposizioni complementari: essa è «piú vita», ed è «piú che vita». Questo «piú» non si aggiunge alla vita come un elemento accidentale si può aggiungere a qualcosa di già finito in sé e qualitativamente stabile; al contrario vita è il processo che in ogni sua posizione - anche la piú infima - attrae a sé qualcosa per trasformarlo in vita. La vita, qualunque sia il suo valore assoluto, esiste solo in quanto è «piú vita»; finché la vita t! essa crea vita.
Abbiamo poi indicato come la vita sia non solo «piú vita» ma «piú che vita».
Questo avviene ogniqualvolta noi «creiamo» qualcosa, non solo nel senso specifico di una rara forza individuale ma in ogni nostra rappresentazione. Qualsiasi rappresentazione crea infatti un contenuto che ha un senso proprio, una connessione logica, una validità direttiva indipendente dalla vita che la crea. Questa indipendenza del prodotto non esclude la sua provenienza esclusiva dalla forza creatrice della vita individuale, allo stesso modo che il figlio proviene dal padre.
(Simmel, Intuizione della vita)