Tocqueville, I licei classici sono utili alla democrazia

Alexis de Tocqueville è convinto che nelle scuole di un paese democratico debba essere dato un adeguato spazio allo studio dei classici latini e greci, proprio per contrastare una tendenza, tipica della democrazia, ad abbassare il livello dello studio, nel tentativo di realizzare una effettiva uguaglianza fra i cittadini.

 

A. de Tocqueville, La democrazia in America

 

Quello che si chiamava popolo nelle repubbliche piú democratiche dell’antichità non rassomiglia affatto a quello che noi chiamiamo popolo. In Atene tutti i cittadini prendevano parte agli affari pubblici, ma non vi erano che ventimila cittadini su piú di trecentocinquantamila abitanti; tutti gli altri erano schiavi e compivano la maggior parte delle funzioni che spettano oggi al popolo e anche alle classi medie.

Atene, con il suffragio universale, non era dunque, dopotutto, che una repubblica aristocratica in cui tutti i nobili avevano eguale diritto al governo.

Bisogna considerare la lotta dei patrizi e dei plebei in Roma dallo stesso punto di vista e vedervi soltanto una lotta intestina fra i cadetti e i primogeniti di una stessa famiglia. Tutti, in effetti, partecipavano all’aristocrazia e ne avevano lo spirito.

Inoltre, bisogna notare che in tutta l’antichità i libri sono stati rari e costosi e che era molto difficile riprodurli e farli circolare. Queste circostanze, che concentravano in un piccolo numero di uomini il gusto e l’uso delle lettere, trasformavano l’élite di una grande aristocrazia politica quasi in una piccola aristocrazia letteraria. Perciò nulla prova che fra i greci e i romani le lettere siano mai state trattate come un’industria.

Questi popoli, i quali non soltanto formavano delle aristocrazie, ma erano anche nazioni molto civili e libere, hanno dunque dovuto dare alle loro produzioni letterarie i difetti particolari e le qualità speciali della letteratura dei secoli aristocratici.

Infatti, basta dare uno sguardo agli scritti che l’antichità ci ha lasciato, per scoprire che, se gli scrittori hanno qualche volta mancato di varietà e di fecondità nei soggetti, di arditezza, di movimento e di generalizzazione nel pensiero, hanno sempre mostrato però un’arte e una cura ammirevole nei particolari; nulla nelle loro opere appare scritto in fretta o a caso; tutto è scritto per i conoscitori e la ricerca della bellezza ideale vi si manifesta continuamente. Non vi è letteratura che metta tanto in rilievo quanto quella degli antichi le qualità che mancano naturalmente agli scrittori delle democrazie. Non esiste, dunque, una letteratura che piú meriti di essere studiata nei secoli democratici; questo studio è di tutti il piú adatto a combattere difetti letterari inerenti a questi secoli, poiché, quanto alle qualità naturali, esse nasceranno spontaneamente senza che sia necessario insegnare ad acquistarle.

Su questo punto bisogna intendersi bene.

Uno studio può essere utile alla letteratura di un popolo, ma non essere appropriato ai suoi bisogni sociali e politici.

Se ci si ostinasse a insegnare soltanto la letteratura in una società in cui ciascuno fosse abitualmente condotto a fare violenti sforzi per accrescere la sua fortuna o per mantenerla, si avrebbero cittadini molto colti e molto pericolosi, perché, siccome lo stato sociale e politico darebbe loro tutti i giorni bisogni che l’educazione non consentirebbe mai di soddisfare, essi turberebbero lo stato in nome dei greci e dei romani, invece di fecondarlo col loro lavoro.

È evidente che nelle società democratiche l’interesse degli individui, cosí come la sicurezza dello stato, esigono che l’educazione della maggioranza sia scientifica, commerciale e industriale, piuttosto che letteraria.

Il greco e il latino non devono essere insegnati in tutte le scuole, ma è necessario che coloro che, per naturale tendenza o per fortuna, sono portati a coltivare le lettere o predisposti a gustarle, trovino scuole in cui ci si possa rendere perfettamente padroni della letteratura antica ed essere penetrati interamente del suo spirito. Poche università eccellenti varrebbero meglio, per raggiungere lo scopo, di una moltitudine di cattivi collegi o di studi superflui che si compiono malamente, impedendo di fare bene gli studi necessari.

Tutti coloro che hanno l’ambizione di eccellere nelle lettere, nelle nazioni democratiche, devono spesso nutrirsi delle opere dell’antichità. È una regola salutare.

Non credo che le produzioni letterarie degli antichi siano irreprensibili; penso solamente che esse hanno qualità speciali che possono meravigliosamente servire a controbilanciare i nostri difetti particolari. Esse ci sostengono dalla parte verso cui pendiamo.

 

A. de Tocqueville, La democrazia in America, Bur, Milano, 1992, parte I, pagg. 479-480