Dio come ipsum esse subsistens.
Dio non è soltanto la sua essenza, come è già stato provato, ma anche il suo essere (o esistenza). Il che si può dimostrare in molte maniere. Primo, tutto ciò che si riscontra in un essere oltre la sua essenza, bisogna che vi sia causato o dai princìpi dell’essenza stessa, quale proprietà della specie, come l’avere la facoltà di ridere proviene dalla natura stessa dell’uomo ed è causato dai princìpi essenziali della specie; o che venga da cause estrinseche, come il calore nell’acqua è causato dal fuoco. Se dunque l’esistenza di una cosa è distinta dalla sua essenza, è necessario che l’esistenza di tale cosa sia causata o da un agente esteriore, o dai princìpi essenziali della cosa stessa. Ora, è impossibile che l’esistere sia causato unicamente dai princìpi essenziali della cosa, perché nessuna cosa può essere a se stessa causa dell’esistere, se ha un’esistenza causata. È dunque necessario che le cose le quali hanno l’essenza distinta dalla loro esistenza, abbiano l’esistenza causata da altri. Ora, questo non può dirsi di Dio, perché diciamo che Dio è la prima causa efficiente. È dunque impossibile che in Dio l’esistere sia qualche cosa di diverso dalla sua essenza.
Secondo, perché l’esistere è l’attualità di ogni forma o natura; difatti la bontà o l’umanità non è espressa come cosa attuale se non in quanto dichiariamo che esiste. Dunque l’esistenza sta all’essenza, quando ne sia distinta, come l’atto alla potenza. E siccome in Dio non v’è niente di potenziale come abbiamo dimostrato sopra, ne segue che in lui l’essenza non è altro che il suo esistere. Perciò la sua essenza è la sua esistenza.
Terzo, allo stesso modo che quanto è infocato e non è fuoco, è infocato per partecipazione, così ciò che ha l’essere e non è l’essere, è ente per partecipazione. Ora, Dio, come si è provato, è la sua essenza. Se dunque non fosse il suo atto di essere, sarebbe ente per partecipazione e non per essenza. Non sarebbe più dunque il Primo Ente; ciò che è assurdo affermare. Dunque Dio è il suo essere e non soltanto la sua essenza,
(Tommaso, Somma Teologica, I, q. 3, a. 4, trad. dei domenicani italiani)