Dio è la fonte
delle verità rivelate ed è il creatore della ragione umana. Ciò è garanzia del
fatto che le verità di ragione sono in armonia con la rivelazione. Questa
grande fiducia nella ragione è alla base del pensiero di Tommaso e della
scolastica medioevale. Contemporaneamente vengono messe in evidenza le
differenze e le caratteristiche specifiche di filosofia e teologia.
Summa contra
gentiles, 1, 7 e II,
4
Benché la verità della fede cristiana superi la capacità della ragione umana, quelle verità, che sono essenzialmente proporzionate alla ragione, non possono essere contrarie alla fede. Difatti quelle verità, che sono essenzialmente proporzionate alla ragione, ci constano essere verissime in tale maniera che non sia possibile pensarle false; né d'altra parte è possibile pensare falso ciò che si tiene per fede dal momento che ha una cosí evidente conferma divina. Siccome dunque il solo falso è contrario al vero, come appare manifestamente dai loro concetti, è impossibile che la verità di fede sia contraria a ciò che la ragione conosce naturalmente...
Inoltre la conoscenza dei princípi naturalmente noti ci è infusa da Dio, in quanto Dio stesso è l'autore della nostra natura. Anche la divina Sapienza possiede dunque questi princípi. Tutto ciò quindi che è contrario a questi princípi è contrario alla divina Sapienza; e non può pertanto provenire da Dio. Quelle verità, dunque, che si tengono per fede in funzione della rivelazione divina non possono essere contrarie alla conoscenza naturale... Dal che si deduce evidentemente che, qualsiasi argomento venga portato contro i documenti della fede, non procede rettamente dai primi princípi immediatamente evidenti innati alla natura; e conseguentemente non ha nemmeno la forza dimostrativa, ma sono ragioni o probabili o sofistiche; e cosí c'è la possibilità di confutarle
[...]
Diverso è il punto di vista delle dottrine teologiche e
delle filosofie umane. Giacché la filosofia umana considera le creature in quel
che sono, e cosí secondo gli aspetti del reale abbiamo le diverse parti della
filosofia; la fede cristiana invece le considera non in quanto sono, come ad
es. il fuoco in quanto fuoco, ma in quanto esso indica la perfezione divina ed
è ordinato in qualche modo allo stesso Dio... Pertanto i lati che il filosofo
studia nelle creature sono diversi da quelli che considera il credente; il
filosofo infatti considera i caratteri costitutivi delle cose come per i fuoco
il portarsi in su; il credente considera la creatura in rapporto con Dio, come
l'essere creata da Dio, l'essere soggetta a Dio e simili... Se l'oggetto
d'indagine è talvolta comune al filosofo e al credente, i princípi sono
diversi. Poiché il filosofo argomenta da cause immanenti alle cose, il credente
argomenta dalla Causa prima, come quando si fonda sulla rivelazione o guarda
alla gloria o alla potenza infinita di Dio... e per questo ad essa, come avente
il primato, è subordinata la filosofia umana.
Da ciò deriva che le due dottrine procedono con diverso
metodo. Poiché nella dottrina filosofica, la quale considera le creature in se
stesse e da esse guida alla conoscenza di Dio, primo è lo studio delle creature
e ultimo quello di Dio; nella dottrina rivelata invece, che non considera le
creature se non in ordine a Dio, primo è lo studio di Dio e poi quello delle
creature; e cosí è piú perfetta in quanto piú simile alla conoscenza di Dio, il
quale intuisce l'altro da sé intuendo sé.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano,
1966, vol. IV, pagg. 130-131)