TOMMASO D'AQUINO, ORIGINE E NATURA DELLA SCIENZA FILOSOFICA

 

Fu la meraviglia a dar origine alla filosofia; ed è perciò che il filosofo, in certo modo, è un filomita (1), un amatore di racconti favolosi, com'è proprio dei poeti. Ond'è che i primi che trattaron dell'origine delle cose quasi a mo' di favole, furon detti poeti teologizzanti, come Perseo (2) e cert'altri che furono i sette sapienti (3). La ragione per cui il filosofo è assomigliato al poeta, è che entrambi attendono a cose meravigliose. Le favole, infatti, di cui trattano i poeti, hanno per oggetto qualcosa di ammirabile. Ed anche i filosofi furon mossi a filosofare dalla meraviglia. E giacché la meraviglia nasce dall'ignoranza, è chiaro che si mossero a filosofare per fugare l'ignoranza. Quindi appare che « tennero dietro alla scienza », cioè metodicamente ricercarono, solo per conoscere e non in vista di qualche « uso », cioè utilità. Notevole è poi che il nome usato in un primo tempo di sapienza, si trasporta ora alla filosofia: e i due nomi sono presi promiscuamente. Gli antichi cultori della sapienza si chiamavano sofisti (4) o sapienti, ma Pitagora, interrogato su quello che si riteneva, non volle, come i suoi antecessori, appellarsi sapiente, perché questo gli sembrava presunzione, ma si chiamò filosofo, cioè amante della sapienza. D'allora, il nome di sapiente fu mutato in quello di filosofo, e il nome di sapienza in quello di filosofia. Nome che torna anche, in certo modo, a proposito. Amante infatti della sapienza è chi la cerca non per altro, ma per sé stessa : poiché, chi domanda in vista di altro, ama più quest'altro che ciò che domanda. La filosofia non fu cercata in vista di qualche utile, ma per la scienza filosofica in sé stessa. Giacché tale sapienza si cominciò la prima volta a cercarla quando gli uomini ebbero quasi tutto il necessario alla vita, ed ebbero quanto occorreva alla « distensione », cioè a quella piacevolezza, che consiste in una certa tranquillità di vita; ed ebbero anche il necessario all'erudizione, come le scienze logiche, che non sono fine a sé stesse, ma servono alle altre arti (5). Onde è manifesto che la filosofia, cercata quando tutto il resto già si possedeva, non la si domandò per un bisogno diverso da sé stessa, ma per sé medesima.

 

(Tommaso d'Aquino, In XII libros Metaphysicorum, lib. I, lect. 3, passim)