Giorgio
Vasari coglie uno degli aspetti piú significativi della personalità di
Leonardo: la versatilità dell'ingegno. Leonardo si cimentò nei piú svariati
campi del sapere umano, raggiungendo in alcuni livelli altissimi. Uomo del
Rinascimento per l'attaccamento alla vita attiva e per la fedeltà
al modello umanistico della perfezione dell'uomo, è costretto a confrontarsi
con i suoi limiti e a prenderne atto. Nessuna via è vietata pregiudizialmente
all'uomo, ma qualcuna si rivela poi impercorribile: proprio il modello
umanistico e platonico di perfezione costringe Leonardo a lasciare incompiute
molte imprese.
G.
Vasari, Le vite dei piú eccellenti pittori, scultori e architetti, III,
1
Grandissimi
doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne' corpi umani molte volte
naturalmente, e sopra naturali, talvolta strabocchevolmente accozzarsi in un
corpo solo bellezza, grazia e virtú, in maniera, che dovunque si volge quel
tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti
gl'altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita
da Dio e non acquistata per arte umana. Questo lo videro gli uomini in Lionardo
da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era
la grazia piú che infinita in qualunque sua azzione; e tanta si è fatta poi la
virtú, che dovunque l'animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva
assolute [risolte]. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza,
l'animo e 'l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto
s'allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora
molto piú ne' posteri dopo la morte sua.
Veramente
mirabile e celeste fu Lionardo, figliuolo di ser Piero da Vinci, e nella
erudizione e principii delle lettere arebbe fatto profitto grande, se egli non
fusse stato tanto vario e instabile. Perciò che egli si mise a imparare molte
cose e, cominciate, poi l'abbandonava. [...]
Vedesi
bene che Lionardo per l'intelligenza dell'arte cominciò molte cose e nessuna
mai ne finí, aprendoli che la mano aggiungere non potesse alla perfezione
dell'arte nelle cose, che egli si immaginava, conciò sia che si formava
nell'idea alcune difficultà suttili e tanto meravigliose, che con le mani, ancora
che fussero eccellentissime, non si sarebbo espresse mai. Tanti furono i suoi
capricci, che, filosofando con le cose naturali, attese a intendere le
proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso
della Luna e gl'andamenti del Sole.
(G.
Vasari, Le vite dei piú eccellenti pittori, scultori e architetti,
Newton Compton, Roma, 19932, pagg. 557-559)