Vico ha costruito la nuova
scienza su postulati (“degnità”) che, in quanto tali, sono e possono essere
condivisi da tutti gli uomini. Questi postulati, pur avendo la loro origine
nella Provvidenza divina, trovano la conferma nell'analisi delle vicende della
storia umana. Vico deve controbattere a quanti, come “i moderni viaggiatori” e
i filosofi che si rifanno ai racconti di quei viaggiatori, negano
l'universalità di quei princípi (ad esempio affermando che possono esistere
uomini che vivono “senza alcuna cognizione di Dio”).
G. Vico, Princípi di una
scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni [1744], libro
I, sez. Terza, De' princípi
Or, poiché questo mondo di
nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno con
perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini, perché di tali
cose ne potranno dare i princípi universali ed eterni, quali devon esser d'ogni
scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano in nazioni.
Osserviamo tutte le nazioni cosí
barbare come umane, quantunque, per immensi spazi di luoghi e tempi tra loro
lontane, divisamente fondate, custodire questi tre umani costumi: che tutte
hanno qualche religione, tutte contraggono matrimoni solenni, tutte
seppelliscono i loro morti; né tra nazioni, quantunque selvagge e crude, si
celebrano azioni umane con piú ricercate cerimonie e piú consegrate solennità
che religioni, matrimoni e sepolture. Ché, per la degnità che “idee
uniformi, nate tra popoli sconosciuti tra loro, debbon aver un principio comune
di vero”, dee essere stato dettato a tutte: che da queste tre cose
incominciò appo tutte l'umanità, e per ciò si debbano santissimamente custodire
da tutte perché 'l mondo non s'infierisca e si rinselvi di nuovo. Perciò
abbiamo presi questi tre costumi eterni ed universali per tre primi princípi di
questa Scienza.
Né ci accusino di falso il primo
i moderni viaggiatori, i quali narrano che popoli del Brasile, di Cafra ed
altre nazioni del mondo nuovo [...] vivano in società senza alcuna cognizione
di Dio; da' quali forse persuaso, Bayle afferma nel Trattato delle comete
che possano i popoli senza lume di Dio vivere con giustizia; che tanto non osò
affermare Polibio, al cui detto da taluni s'acclama: che, se fussero al mondo
filosofi, che 'n forza della ragione non delle leggi vivessero con giustizia,
al mondo non farebber uopo religioni.Queste sono novelle di viaggiatori, che
proccurano smaltimento a' loro libri con mostruosi ragguagli.Certamente Andrea
Rudigero [Andreas Rüdiger, 1673-1731] nella sua Fisica magnificamente
intitolata divina, che vuole che sia l'unica via di mezzo tra l'ateismo
e la superstizione, egli da' censori dell'Università di Genevra (nella qual
repubblica, come libera popolare, dee essere alquanto piú di libertà nello
scrivere) è di tal sentimento gravemente notato che 'l dica con troppo di
sicurezza, ch'é lo stesso dire che con non poco d'audacia. Perché tutte le
nazioni credono in una divinità provvedente, onde quattro e non piú si hanno
potuto truovare religioni primarie per tutta la scorsa de' tempi e per tutta
l'ampiezza di questo mondo civile: una degli Ebrei, e quindi altra de'
cristiani, che credono nella divinità d'una mente infinita libera; la terza de'
gentili [pagani], che la credono di piú dèi, immaginati composti di corpo e di
mente libera, onde, quando vogliono significare la divinità che regge e
conserva il mondo, dicono deos immortales; la quarta ed ultima de'
maomettani, che la credono d'un dio infinita mente libera in un infinito corpo,
perché aspettano piaceri de' sensi per premi nell'altra vita.
(G. Vico, Opere filosofiche,
a cura di N. Badaloni, Sansoni, Firenze, 1971, pagg. 461-462)