Nel 1766 Voltaire pubblicò Le philosophe ignorant (“Il
filosofo ignorante”), che costituisce una importante messa a punto della sua
riflessione filosofica. L’antidoto contro la presunzione della ragione è il riconoscimento
e l’accettazione dei limiti del pensiero umano. La ragione è lo strumento piú
grande e piú potente di cui sia dotato l’uomo: ma moltissime sono le cose che
la luce della ragione non riesce a illuminare.
a) La nostra debolezza (Voltaire, Il filosofo ignorante, II)
Sono un animale debole: non possiedo, nascendo, né forza né
conoscenza né istinto; nemmeno riesco a trascinarmi, come fanno tutti i
quadrupedi, fino alla mammella di mia madre; acquisto alcune idee, come
acquisto una certa forza, quando i miei organi cominciano a svilupparsi. Questa
forza aumenta in me fino al momento in cui, non potendo piú accrescersi,
diminuisce giorno dopo giorno.
Questo potere di concepire idee aumenta nello stesso modo
fino al suo limite per poi diminuire insensibilmente per gradi.
Qual è il meccanismo che accresce continuamente le forze
delle mie membra fino al termine prescritto? Lo ignoro: e coloro che hanno
trascorso la loro vita a cercare questa causa non ne sanno piú di me.
Qual è quell’altro potere che fa entrare immagini nel mio
cervello e le conserva nella mia memoria? Coloro che sono pagati per saperlo
l’hanno cercato inutilmente: noi tutti, riguardo ai primi princípi, siamo nello
stesso stato di ignoranza in cui eravamo dentro la culla.
b) “Conosco solo la mia debolezza” (Voltaire, Il filosofo ignorante, XII)
Quel che è impossibile alla mia natura cosí debole, cosí
limitata, e destinata a una vita cosí breve, è impossibile anche in altri
mondi, in altre specie di esseri?
Ci sono intelligenze superiori, padrone di tutte le loro
idee, che pensano e sentono ciò che vogliono? Non ne so nulla: conosco solo la
mia debolezza, non ho alcuna nozione della forza degli altri.
c) L’ignoranza di Voltaire (Voltaire, Il filosofo ignorante, LI)
[...] Se mi dite che non vi ho insegnato nulla, ricordatevi
che mi sono presentato come ignorante.
(Voltaire, Il filosofo ignorante, a cura di L.
Orlandini, Pagus, Paese [TV], 1993, pagg. 37, 54, 138)