Come abbiamo ricordato, Voltaire
è uno storico di notevole livello e alcune sue opere hanno segnato una tappa
importante in questo settore (cfr. Introduzione a Voltaire). In questa lettura
il filosofo afferma che nella storia esistono solo quattro secoli che
possiedono una gloria autentica, quello della Grecia classica, quello della
storia romana che comprende Cesare e Ottaviano, la Firenze rinascimentale e la
Francia nel secolo di Luigi XIV, la quale ha visto un grande progresso
soprattutto nel campo della filosofia.
Voltaire, Il secolo di Luigi
XIV, cap. I
Tutti i popoli hanno prodotto
degli eroi e dei politici; tutti i popoli hanno avuto delle rivoluzioni; tutte
le storie sono quasi eguali per chi voglia soltanto raccogliere fatti nella
propria memoria. Ma chiunque sappia pensare e — cosa ancor piú rara — sia
fornito di gusto, ritrova soltanto quattro secoli nella storia del mondo.
Queste età felici sono quelle in cui sono state perfezionate le arti e che, servendo
di modello della grandezza dello spirito umano, costituiscono un esempio per la
posterità.
Il primo di questi secoli che
posseggono una gloria autentica è il secolo di Filippo e di Alessandro, il
secolo di Pericle, di Demostene, di Aristotele, di Platone, di Apelle, di
Fidia, di Prassitele. Questo onore è rimasto racchiuso entro i confini della
Grecia, poiché il resto della terra allora conosciuta era sotto la barbarie.
La seconda epoca è quella di
Cesare e di Augusto, designata ancora con i nomi di Lucrezio, di Cicerone, di
Tito Livio, di Virgilio, di Orazio, di Ovidio, di Varrone, di Vitruvio.
La terza epoca è quella
successiva alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II. Il lettore
ricorderà che in Italia una famiglia di semplici cittadini compí allora ciò che
avrebbero poi intrapreso i re europei. I Medici chiamarono a Firenze gli uomini
di scienza che i Turchi cacciavano dalla Grecia: era il tempo della gloria
italiana…
Il quarto secolo è quello che
viene detto secolo di Luigi XIV, e tra tutti è forse quello che piú si accosta
alla perfezione. Arricchito delle scoperte delle altre tre epoche, esso ha
fatto in alcuni campi piú di queste sommate. Le diverse arti, in verità, non si
sono spinte piú innanzi che sotto i Medici, sotto Augusto e sotto Alessandro;
ma la ragione umana in generale si è venuta perfezionando. La sana filosofia è
stata conosciuta soltanto in questo periodo; e dagli ultimi anni del governo di
Richelieu a quelli che hanno seguito la morte di Luigi XIV è veramente avvenuta
nelle nostre arti, nei nostri spiriti, nei nostri costumi, nel nostro governo,
una rivoluzione generale che deve servire di motivo eterno di autentica gloria
per la nostra patria. Questa felice influenza non si è limitata alla Francia:
essa si è estesa in Inghilterra, suscitando l’emulazione di cui aveva allora
bisogno questa nazione ricca di spirito ed ardita; ha recato il gusto in
Germania e le scienze in Russia; ha perfino rianimato l’Italia in letargo.
L’Europa è andata debitrice della sua raffinatezza e dello spirito di società
alla corte di Luigi XIV.
Non si deve credere che questi
quattro secoli siano stati esenti da sventure e da delitti. La perfezione delle
arti coltivate da cittadini amanti della pace non impedisce ai príncipi di
essere ambiziosi, né ai popoli di essere sediziosi, né ai preti e ai monaci di
essere talvolta turbolenti ed astuti. Tutti i secoli si assomigliano per la
malvagità degli uomini; ma non conosco che queste quattro epoche che si
distinguano per i grandi talenti.
Gli illuministi francesi, a cura di P. Rossi, Loescher,
Torino, 1987, pagg. 120-121