La nuova concezione della
filosofia, che fu propria dell’intero movimento illuminista, attribuisce al
filosofo una funzione essenzialmente “pratica”, sia nel senso di maestro di
morale, sia in quello - tipico nell’Enciclopedia - di organizzatore e diffusore di
conoscenze tecniche e operative. Il filosofo, quindi, non si avventura nel
pericoloso campo della metafisica e della teologia. Restringendo il suo raggio
di azione la filosofia può anche garantire la pace sociale.
a) “il filosofo non è un entusiasta” (Voltaire, Dizionario filosofico, voce “Filosofo”)
Filosofo, amante della saggezza, cioè della verità. Tutti i
filosofi hanno avuto questo doppio carattere; non ce n’è alcuno nell’antichità
che non abbia fornito esempi di virtú agli uomini e lezioni di verità morali.
Tutti costoro hanno certo potuto ingannarsi per quanto concerne la fisica; ma
essa è cosí poco necessaria alla condotta della vita, che i filosofi non ne
avevano affatto bisogno. Sono occorsi secoli per conoscere le leggi della
natura. Un giorno basta a un saggio per conoscere i doveri dell’uomo.
Il filosofo non è un entusiasta, non si presenta come
profeta, pretendendo di essere ispirato dagli dèi [...]. Coloro che si
proclamarono figli di dèi furono altrettanti padri di impostura; e se anche si
servirono della menzogna per insegnare la verità, erano indegni d’insegnarla;
essi non erano filosofi, erano al piú dei mentitori assai prudenti.
Per quale fatalità, che non torna certo a onore dei popoli
occidentali, occorre arrivare fino all’estremo Oriente per trovare un saggio
semplice, senza fasto, senza impostura, che insegnò agli uomini a vivere felici
seicento anni prima della nostra era volgare, in un tempo in cui tutto il
Settentrione ignorava ancora l’uso delle lettere e i Greci cominciavano appena
a distinguersi per la loro cultura? Questo saggio è Confucio, che si presentò
come legislatore e non pretese mai di ingannare gli uomini [...]. Bisogna
ammettere che non esiste legislatore che abbia annunciato verità piú utili per
il genere umano.
Una quantità di filosofi greci insegnò dopo di lui una
morale altrettanto pura. Se essi si fossero limitati a elaborare vani sistemi
di fisica, oggi ne ricorderemmo i nomi al piú per burlarci di loro. Se ancora
li si onora, si è perché furono giusti e insegnarono agli uomini la giustizia
[...].
I Romani poi ebbero Cicerone, che da solo vale forse tutti
i filosofi della Grecia. Dopo di lui vennero uomini ancor piú degni di
rispetto, tanto che imitarli è impresa pressoché disperata: sono lo schiavo
Epitteto e gli imperatori Marco Aurelio e Giuliano [...].
Quanto a noi, non ci mancano certo i devoti; ma dove sono i
saggi? Dove sono gli spiriti inflessibili, giusti e tolleranti? La Francia ha
avuto i suoi filosofi; e tutti, eccetto Montaigne, sono stati perseguitati. é
questo, mi sembra, l’estremo limite dell’umana malvagità: perseguitare quegli
stessi filosofi che si sforzano di renderci migliori [...]
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano,
1968, vol. XIV, pagg. 553-554)
b) Lo spirito filosofico garantisce la pace (Voltaire, Il secolo di Luigi XIV, cap. XXXVIII)
Quelle dispute [teologiche], che tanto a lungo avevano
attratto l’attenzione della Francia, come tante altre nate dall’ozio, sono
svanite. Ci si stupisce oggi che abbiano prodotto tanto malanimo. Lo spirito
filosofico, che di giorno in giorno guadagna terreno, sembra garantire ora la
quiete pubblica; gli stessi fanatici, che insorgono contro i filosofi, devono
loro la pace di cui godono e che si sforzano di perdere.
(Voltaire, Il secolo di Luigi XIV, Einaudi, Torino,
1951, pag. 492)