Voltaire dà il suo apporto ad un
altro dei grandi dibattiti dell’epoca: può esistere una società di atei? Il
giudizio negativo sull’ateismo, giudicato amorale e quindi socialmente
pericoloso (allora non si riteneva possibile che un uomo si dichiarasse ateo e
contemporaneamente animato di valori morali e di fede nell’Uomo, nella Patria,
nel Popolo, ecc.), non impedisce al filosofo di ricordare che il fanatismo è
ancora peggiore dell’ateismo.
Voltaire, Dizionario filosofico,
voce “Ateo, Ateismo”.
Bayle si domanda se sia piú
pericoloso l’ateismo o l’idolatria: se è maggior crimine non credere affatto
alla divinità o avere intorno ad essa opinioni indegne… A me pare invece che
avrebbe dovuto porre il problema in altri termini, e cioè se sia piú pericoloso
l’ateismo o il fanatismo. Il fanatismo infatti è certamente mille volte piú
funesto; perché l’ateismo non ispira affatto passioni sanguinarie, il fanatismo
sí; l’ateismo non s’oppone certo ai delitti, ma il fanatismo induce a commetterli…
Gli atei sono per lo piú uomini
di scienza coraggiosi, ma sviati nei loro ragionamenti, i quali non potendo
comprendere la creazione, l’origine del male e altre difficoltà, ricorrono alla
ipotesi dell’eternità delle cose e della necessità.
Gli ambiziosi, gli uomini dediti
ai piaceri non hanno gran che tempo per ragionare e quindi non rischiano di
abbracciare sistemi errati; essi hanno altro da fare che mettere a confronto le
opinioni di Lucrezio con quelle di Socrate. Cosí vanno le cose da noi…
Certo non vorrei aver a che fare
con un principe ateo perché, nel caso si mettesse in mente d’avere interesse a
farmi pestare in un mortaio, son ben certo che lo farebbe senza esitazione.
Nemmeno vorrei, se fossi un sovrano, avere a che fare con cortigiani atei, che
potrebbero aver interesse ad avvelenarmi…
Quale conclusione trarremo da
tutto ciò? Che se l’ateismo è estremamente pericoloso in quelli che governano,
lo è pure negli uomini di studio, per quanto la loro vita possa essere pura,
perché le loro idee possono uscire dal chiuso delle biblioteche e raggiungere
le piazze; che l’ateismo infine anche se non è cosí funesto quanto il
fanatismo, è quasi sempre fatale alla virtú. Va notato soprattutto che il
numero degli atei è minore oggi che in qualsiasi altro tempo, da quando cioè i
filosofi hanno riconosciuto che non esiste alcun essere vegetante senza germe,
alcun germe senza struttura, ecc…
Geometri non filosofi hanno
potuto rigettare le cause finali, ma i veri filosofi le ammettono; e, come ha
detto un noto autore, il catechismo annuncia Dio ai fanciulli e Newton lo
dimostra ai sapienti.
Se esistono atei, a chi farne
colpa se non ai grandi mercenari delle anime, che, provocando in noi la rivolta
contro i loro meschini espedienti, costringono qualche spirito debole a negare
quel Dio che tali mostri disonorano? Quante volte le sanguisughe del popolo,
esasperando i cittadini angariati, non li hanno costretti a ribellarsi contro
il loro re?
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol.
XIV, pagg. 533-534