Con piglio decisamente illuminista, Voltaire attacca l'idea della gradazione degli esseri strettamente gerarchica, dagli esseri minori a quelli più complessi (distinzione proposta da Platone). Nulla prova che gli esseri siano strettamente legati gli uni agli altri da rapporti di gradazione, contro tale ipotesi, oltre all'estinzione di alcuni animali biblici, il vuoto che esiste tra l'uomo e la scimmia (sorprendente premonizione "darwiniana") e le diverse dimensioni e orbite dei pianeti del sistema solare conosciuto.
CATENA
DEGLI ESSERI CREATI. La prima volta che lessi Platone e vidi quella gradazione
di esseri che si elevano dall'atomo più minuscolo fino
all'Essere supremo, restai preso d'ammirazione. Ma poi, quando considerai
il tutto attentamente, quel grande fantasma svanì, come una volta tutti
gli spettri fuggivano al canto del gallo.
L'immaginazione si compiace dapprima nel vedere il passaggio impercettibile
dalla materia bruta alla materia organica, dalle piante agli zoofiti, dagli
zoofiti agli animali, da questi all'uomo, dall'uomo ai geni, e da questi geni,
dotati d'un minuscolo corpo aereo, a sostanze immateriali, e, finalmente,
a mille ordini diversi di tali sostanze, che, di perfezione in perfezione,
si innalzano sino a Dio stesso. Una tale gerarchia piace molto alla brava
gente,
che crede di vedere il papa e i suoi cardinali, seguiti dagli arcivescovi
e dai vescovi; e dietro, in fila, i curati, i vicari, i semplici preti, i
diaconi, i sottodiaconi e poi ancora i monaci, e, in coda, i cappuccini.
Ma c'è un po' più di distanza tra Dio e le sue più perfette creature, che
fra il Santo Padre e il decano del sacro collegio; questo decano può diventare
papa, ma il più perfetto dei geni creati dall'Essere supremo non può diventare
Dio: tra Dio e lui c'è l'infinito.
Questa catena, questa pretesa gradazione, non esiste neppure tra i vegetali
e gli animali; e la prova è che certa specie di piante e d'animali sono estinte.
Oggi non si trovano più i murici. Agli ebrei era proibito mangiare carne di
issione e di grifone; queste due specie sono scomparse dal mondo, checché
pretenda il Bochart. Dov'è, dunque, la catena?
E quand'anche non avessimo perduto alcune specie, è chiaro che se ne possono
distruggere. I leoni, i rinoceronti cominciano a diventare assai rari.
È probabilissimo che siano esistite razze d'uomini di cui oggi non si ha più
traccia. Ma voglio anche ammettere che siano sopravvissute tutte: come i bianchi,
i negri, i cafri, cui la natura ha dato un grembiule di pelle che pende loro
dal ventre fino a mezza coscia; i samoiedi, le cui donne hanno mammelle di
un bel nero d'ebano ecc.
Non c'è forse, visibilmente, un vuoto tra la scimmia e l'uomo? Non è forse
facile immaginare un animale bipede implume, intelligente, anche se non ha
l'uso della parola, né il nostro aspetto, che noi potremmo addomesticare,
che risponda ai nostri segni e ci serva? E tra questa nuova specie e la
specie umana, non potremmo immaginarne altre ancora?
Oltre l'uomo, voi collocate in cielo, o divino Platone, una quantità di sostanze
celesti; noi crediamo, oggi, a qualcuna di esse, perché la fede ce lo insegna.
Ma voi, che ragione avevate di credervi? A quanto pare, non avete parlato
col demone di Socrate; e quel brav'uomo di Er, che risuscitò apposta per insegnarvi
i segreti dell'altro mondo, non vi ha rivelato niente di queste sostanze.
La pretesa catena è del pari interrotta nell'universo sensibile. Quale gradazione
c'è, di grazia, fra i nostri pianeti? La Luna è quaranta volte più piccola
del nostro globo. Quando avrete viaggiato nel
vuoto oltre la Luna, troverete Venere: essa e grande circa come la Terra;
di là arriverete a Mercurio, che descrive un'orbita molto differente da
quella di Venere ed è ventisette volte più piccolo di noi: mentre il Sole
è un milione di volte più grande, Marte cinque volte più piccolo e compie
la
sua orbita in due anni; Giove, suo vicino, ne impiega dodici e Saturno trenta;
Saturno, il più lontano di tutti, è più piccolo di Giove. Dov'è questa pretesa
gradazione?
E poi, come volete che nei grandi vuoti ci sia una catena che tutto collega?
Se ce n'è una, è certo quella che Newton ha scoperto; quella che fa gravitare
tutti i globi del mondo planetario gli uni verso gli altri, in quel vuoto
immenso.
O Platone, tanto ammirato! Ci avete raccontato delle favole; e oggi, in quell'isola
di Cassiteride, dove ai vostri tempi gli uomini andavano nudi, è
sorto un filosofo che ha insegnato al mondo verità tanto grandi quanto erano
puerili le vostre fantasie.
(Voltaire, Dizionario filosofico)