VOLTAIRE, SULLA MATERIA

Il mistero della materia visto da Voltaire. In quale stato "esista" la materia non ci è dato sapere, la percepiamo come tangibile, ma oltre questa tangibilità c'è l'abisso. Qualunque sia la sua natura, nota Voltaire, all'uomo non resta altro che agire nel mondo della materia, in fondo le questioni metafisiche non incidono sulla condotta di vita.

MATERIA. I saggi cui si domanda che cos'è l'anima, rispondono che non ne sanno niente. E se si domanda loro che cosa è la materia, rispondono allo stesso modo. È vero che certi professori, e soprattutto certi scolari sanno perfettamente tutto ciò; e quando hanno ripetuto che la materia è estesa e divisibile, credono di aver detto tutto. Ma quando sono pregati di dire che cosa sia questa cosa estesa, si trovano confusi. «È composta di parti,» dicono. E queste parti di che cosa sono composte? Gli elementi di queste parti sono divisibili? Allora, o ammutoliscono o parlano molto, il che è egualmente sospetto. Questo essere quasi del tutto sconosciuto, che noi chiamiamo materia, è eterno? Tutta l'antichità lo ha creduto. Ha in sé una forza attiva? Molti filosofi lo hanno pensato. Quelli che lo negano hanno il diritto di negarlo? Voi non concepite che la materia possa avere per sé delle proprietà. Ma come potete asserire che non ha per sé le proprietà che le sono necessarie? Ignorate quale sia la sua natura e poi le rifiutate modalità che pure sono nella sua natura. Perché, infine, dato che esiste, bisogna pure che esista in un certo modo, che sia figurata; e una volta dato che essa è necessariamente figurata, è forse impossibile che non abbia altre modalità inerenti alla sua configurazione? La materia esiste, voi non la conoscete che attraverso le vostre sensazioni. Ahimè! a che servono tutte le sottigliezze del nostro cervello, dal momento che si ragiona? La geometria ci ha insegnato molte verità, la metafisica pochissime. Noi pensiamo la materia, la misuriamo, la scomponiamo; ma più in là di queste rozze operazioni, se vogliamo fare un passo, troviamo in noi l'impotenza, e davanti a noi l'abisso. [...]

[...] Per fortuna, in qualunque dei due sistemi si creda, nessuno di loro nuoce alla morale; poiché cosa importa che la materia sia stata creata o ordinata? Dio resta pur sempre il nostro signore assoluto. Noi abbiamo il dovere di essere virtuosi sia su un caos riportato all'ordine sia in un mondo creato dal nulla. Quasi nessuna di queste questioni metafisiche influisce sulla condotta della vita; e tali dispute sono come le chiacchiere vane che si tengono a tavola: ognuno, appena pranzato, dimentica quel che ha detto e se ne va dove il suo interesse e i suoi gusti lo chiamano.

(Voltaire, Dizionario filosofico)