L'entusiasmo più fecondo è quello che si lascia fluire nell'alveo della ragione.
ENTUSIASMO
Questa parola greca significa «commozione di viscere, agitazione interiore».
I greci inventarono questa parola per indicare le scosse dei nervi, la dilatazione
e la contrazione degli intestini, le violente palpitazioni del cuore, il corso
precipitoso di quegli spiriti di fuoco che salgono dalle viscere al cervello
quando si è violentemente commossi?
Oppure si diede il nome di entusiasmo, di turbamento delle viscere alle contorsioni
di quella Pizia che, sul tripode di Delfi, riceveva lo spirito di Apollo per
una via che non sembra fatta altro che per ricevere dei corpi?
Cosa intendiamo, noi, per entusiasmo? Quante sfumature nei nostri sentimenti!
Approvazione, sensibilità, emozione, turbamento, affanno, passione, impeto,
demenza, furore, rabbia: ecco tutti gli stati per i quali può passare questa
povera anima umana.
Un geometra assiste a una tragedia commovente: nota soltanto che è ben rappresentata.
Un giovane al suo fianco è commosso e non nota nulla; una donna piange; un
altro giovane è talmente eccitato che, per sua sventura, si mette a scrivere
anche lui una tragedia: si è preso la malattia dell'entusiasmo.
Il centurione o il tribuno militare, che consideravano la guerra solo come
un mestiere nel quale si poteva fare un po' di soldi, andavano tranquilli
a combattere, come un muratore sale su un tetto. Cesare piangeva contemplando
la statua di Alessandro.
Ovidio parlava d'amore con spirito; Saffo esprimeva l'entusiasmo di questa
passione; e se è vero che essa le costò la vita, fu perché in lei l'entusiasmo
si convertì in demenza.
Lo spirito di partito dispone in modo sbalorditivo all'entusiasmo: non c'è
fazione che non abbia i propri energumeni.
L'entusiasmo è soprattutto il retaggio della religiosità male intesa. Il giovane
fachiro che, nel dire le sue preghiere, vede la punta del suo naso, si monta
a poco a poco sino a credere che, se si carica di catene del peso di cinquanta
libbre, l'Essere supremo gliene sarà molto grato. Si addormenta con la fantasia
piena di Brahma, e naturalmente lo vede in sogno. Qualche volta, fra il sonno
e la veglia, dai suoi occhi sprizzano scintille: vede Brahma splendente di
luce, cade in estasi, e questa malattia diventa spesso incurabile.
La cosa più difficile è il saper congiungere ragione ed entusiasmo; la ragione
consiste nel vedere sempre le cose come sono; chi, nell'ubriachezza, vede
doppio, è in quel momento privo di ragione.
L'entusiasmo è come il vino: può suscitare tanto tumulto nei vasi sanguigni
e così violente vibrazioni nei nervi, che la ragione ne viene ottenebrata.
Può anche causare soltanto leggere scosse, che provocano nel cervello un'attività
un poco più intensa del normale: è quello che accade nei grandi moti d'eloquenza,
e soprattutto nella poesia sublime. L'entusiasmo ragionevole è il dono dei
grandi poeti.
Questo entusiasmo ragionevole è la perfezione della loro arte; è quel che
fece credere un tempo che essi fossero ispirati dagli dei; ed è ciò che non
fu mai detto degli altri artisti.
Come può la ragione governare l'entusiasmo? Un poeta traccia dapprima l'ordito
della sua opera; e la ragione guida la sua penna. Ma, se vuole animare i personaggi
e infondere loro la forza delle passioni, allora l'immaginazione si accende
e subentra l'entusiasmo; è come un corsiero che prenda la mano, ma corra lungo
una strada regolarmente tracciata.
(Voltaire, Dizionario filosofico)