Simone
Weil (1909-1943), insegnante di liceo, decise di abbandonare l’insegnamento e
di andare a lavorare in fabbrica. Da questa esperienza trasse la conclusione
che piú ancora dello sfruttamento la causa dell’alienazione dell’uomo sta nello
sradicamento. Intanto la sua riflessione filosofica si stava spostando sempre
piú verso tematiche religiose, mentre la Weil prendeva parte attiva alla guerra
di Spagna e alla resistenza francese contro il nazismo.
In questa
lettura Simone Weil afferma che il lavoro comporta la responsabilità e
l’impressione di essere utile, entrambe fondamentali per l’uomo e negate al
disoccupato. Ogni collettività deve tener conto di tutto questo.
S. Weil, La prima radice
L’iniziativa e la responsabilità, il senso di essere utile e persino indispensabile, sono bisogni vitali dell’anima umana.
Una completa privazione di questo si ha nell’esempio del disoccupato, anche quando è sovvenzionato sí da consentirgli di mangiare, di vestirsi, di pagare l’affitto. Egli non rappresenta nulla nella vita economica e il certificato elettorale che dimostra la sua parte nella vita politica non ha per lui alcun senso.
Il manovale si trova in una situazione appena migliore.
La soddisfazione di questo bisogno esige che un uomo debba prendere spesso decisioni su problemi, grandi o piccoli, i cui interessi siano estranei ai suoi propri, ma verso i quali si senta impegnato. Bisogna anche che debba sforzarsi continuamente. E bisogna infine che possa appropriarsi col pensiero dell’intera opera della collettività di cui fa parte, compresi i settori sui quali non avrà mai da prender decisioni né pareri da dare. Per questo bisogna fargliela conoscere, chiedergli il suo interessamento, rendergliene sensibile il valore, l’utilità e, se è il caso, la grandezza; e fargli chiaramente comprendere la parte che egli ha.
Ogni collettività, di qualsiasi specie essa sia, che non soddisfi queste esigenze dei suoi membri è guasta e dev’essere trasformata.
In ogni personalità un po’ forte il bisogno d’iniziativa giunge fino al bisogno di comando. Un’intensa vita locale o regionale, una grande quantità di opere educative e di movimenti giovanili devono offrire, a chiunque ne sia capace, l’occasione di comandare durante un determinato periodo della sua vita.
S. Weil, La prima radice, Comunità, Cremona, 1954, pagg. 21-22