Wolff, che ha affermato il
carattere dimostrativo e la dimostrabilità dei procedimenti metafici, affronta
il problema della dimostrazione dell'esistenza di Dio partendo dal principio
leibniziano di “ragion sufficiente”.
Ch. Wolff, Pensieri razionali
intorno a Dio, al mondo e all'anima dell'uomo, cap. VI
928. Esiste una realtà
necessaria. Noi esistiamo. Tutto ciò che esiste ha una ragione sufficiente
del suo essere piuttosto che non essere: dobbiamo quindi avere una ragione
sufficiente del fatto che siamo. Se abbiamo una ragione sufficiente del fatto
che siamo, questa ragione dev'essere in noi o fuori di noi. Se è in noi, siamo
necessari, se invece si trova in altro, questo altro deve contenere in sé la
ragione della sua esistenza, ed essere quindi necessario. Esiste però una
realtà necessaria. Chi invece vuole obiettare che il fondamento della nostra
esistenza potrebbe trovarsi anche in qualcosa che non ha in sé il fondamento
della sua, costui non comprende che cosa è una ragione sufficiente. Infatti di
una simile realtà bisogna domandare ancora in che cosa ha la ragione della sua
esistenza, e perciò occorre alla fine giungere a qualcosa che non ha bisogno di
alcuna ragione esterna della sua esistenza. Perché però possiamo riconoscere se
siamo noi stessi tale realtà oppure qualcosa d'altro, vogliamo ricercarne gli
attributi per vedere se convengono o no alla nostra anima.
929. Esiste una realtà
sussistente per sé. Quell'ente che ha in sé il fondamento della sua realtà
e che è tale da risultare impossibile che non sia viene chiamato un essere
sussistente per sé. Perciò è chiaro che esiste un essere sussistente per sé
(par. 928).
930. Questa realtà ha in sé il
fondamento dell'esistenza delle restanti. Ciò che è sussistente per sé ha
in sé il fondamento della sua realtà (par. 929). Perciò quel che non è
sussistente per sé ma proviene da altro ha il fondamento della sua realtà fuori
di sé, cioè in ciò che sussiste per sé. Dunque l'essere sussistente per sé deve
avere in sé il fondamento dell'esistenza delle altre realtà che non sono per sé
sussistenti.
931. Questa realtà è eterna.
Ciò che è necessario non può avere né inizio né fine, bensí è eterno. Quindi,
poiché l'essere per sé sussistente è necessario (par. 929), non può avere né
inizio né fine, bensí è eterno.
[...]
939. Non è il mondo. Dopo
aver scoperto alcuni attributi dell'essere per sé sussistente, siamo in grado
di dimostrare che né il mondo né la nostra anima possono costituire un essere
per sé sussistente. Il mondo non è necessario, l'essere per sé sussistente è
necessario (parr. 928, 929), dunque l'essere per sé sussistente non è il mondo.
Inoltre il mondo è una realtà composta; l'essere per sé sussistente è una
realtà semplice, per nulla composta: quindi l'essere per sé sussistente non è
il mondo. Anche agli elementi del mondo non si può attribuire alcuna
sussistenza autonoma, dal momento che sono contingenti quanto il mondo: infatti
un mondo diverso dovrebbe avere anche degli elementi diversi, poiché in forza
del principio di ragion sufficiente ogni diversità in ciò ch'é composto deve
provenire alla fine dalla diversità di ciò che è semplice, come ho mostrato
altrove.
[...]
941. ” differente dalla nostra
anima. Il potere rappresentativo in cui consiste l'anima e la natura
dell'anima si regola secondo lo stato di un corpo nel mondo e secondo i
mutamenti che perciò avvengono negli elementi dei sensi, ed ha quindi il
fondamento delle sue rappresentazioni fuori di sé, cioè nel mondo. L'anima
quindi è in dipendenza dal mondo. Poiché però l'essere per sé sussistente è
indipendente da ogni realtà, l'anima non può essere una realtà per sé
sussistente. Quest'ultima in tal modo è diversa anche dalla nostra anima.
[...]
945. Che cosa è Dio.
Rimane quindi assodato che l'essere per sé sussistente è diverso sia dal mondo
e dai suoi elementi (par. 939) che dalla nostra anima, e che dunque in esso va
cercata la ragione della realtà di entrambi. E quest'essere diverso da entrambi
è ciò che siamo soliti chiamare Dio. Dio perciò è un essere per sé sussistente
in cui si trova la ragione della realtà del mondo e delle anime: e Dio è
differente sia dall'anima degli uomini che dal mondo.
946. Dio esiste. Poiché è
certo che esiste un simile essere per sé sussistente (par. 945), esiste anche
Dio.
[...]
958. L'intelletto di Dio è
incommensurabile. Chi riflette e indaga su questo, quanto poco possiamo
rappresentarci del mondo in una volta, e quale scarsa chiarezza v'è in ciò che
ci rappresentiamo, costui comprenderà fin troppo bene che il nostro intelletto
è nulla a paragone di quello divino, e che se anche volessimo rappresentarci un
intelletto tanto perfetto, quello divino non si lascerebbe misurare da esso. Ci
accadrebbe qui proprio come nel caso dell'eternità. Abbiamo perciò una buona
ragione, quando affermiamo che l'intelletto divino è incommensurabile come
l'eternità.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1968, vol. XV, pagg. 1416-1417)