"Aprite la porta, dunque, e vedremo i frutteti,
berremo la
loro acqua fredda su cui la luna ha lasciato la sua
traccia.
Il lungo cammino infuocato è ostile agli stranieri.
Erriamo senza sapere e non troviamo alcun posto.
Vogliamo vedere i
fiori. Qui la sete ci sovrasta.
Sofferenti, in attesa, eccoci davanti alla
porta.
Se necessario, l'abbatteremo sotto i nostri colpi.
Incalziamo e
spingiamo, ma la barriera è troppo forte.
Bisogna attendere sfiniti e continuare a guardare invano.
Osserviamo
la porta; è chiusa, incrollabile.
Vi fissiamo lo sguardo. Sotto il peso
della prova piangiamo.
La guardiamo senza posa. Il peso del tempo ci
schiaccia.
La
porta è davanti a noi. A che serve desiderare?
Meglio sarebbe andarsene e
abbandonare la speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di riguardarla.
La porta aprendosi liberò un profondo silenzio
senza
lasciar vedere né i frutteti né alcun fiore.
Solo lo spazio immenso in cui
abitano il vuoto e la luce
apparve d'improvviso da parte a parte, colmò il
cuore
e lavò gli occhi quasi ciechi sotto la polvere.
(Simone Weil, Poèmes, cit. p. 35)