Nulla è più frequente e consueto del lamento per l'irrealizzabilità degli ideali: fossero, a far valere il loro diritto, gli ideali della fantasia o gli ideali della ragione, essi non sarebbero comunque traducibili in realtà, e specialmente gli ideali della gioventù sarebbero dalla fredda realtà abbassati allo stadio di sogni. Questi ideali, che nel viaggio della vita naufragano e periscono sugli scogli della dura realtà, non possono anzitutto che esser soggetti e appartenere all'individualità del singolo, il quale vede in sé la realtà più alta e intelligente di tutte (...). L'individuo si fa spesso un'idea personale di sé, delle sue alte intenzioni, di magnifiche imprese che egli dovrebbe mettere in atto: si fa un'idea propria dell'importanza che la sua persona avrebbe, e su cui egli sarebbe autorizzato a contare, servendo essa alla salute del mondo. Tali immaginazioni son condannate a restar lì dove sono. Di se stessi si possono sognar molte cose, che poi si riducono a un'idea esagerata del proprio valore. Può anche accadere, certo, che così resti sacrificato il diritto dell'individuo: ma ciò non riguarda la storia del mondo, a cui gli individui servono solo come mezzo per il suo progresso.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia, 1966, vol. I, pp. 62-63.