Ma propriamente questa lagnanza non è giustificata: essa, infatti, deriva da un’illusione prodotta dall’opinione fondamentale errata che la totalità delle cose sia derivata da un intelletto, perciò sia esistita come mera rappresentazione prima di essere divenuta reale; di modo che, in quanto nata dalla conoscenza, dovrebbe essere afflato accessibile, indagabile ed esauribile dalla conoscenza. […] Alla nostra essenza vera e propria, ovvero alla cosa in sé che si rappresenta nella nostra apparenza, non sono applicabili né il concetto di fine nè quello di persistenza, giacchè sono presi dal tempo, il quale altro non è che la forma dell’apparenza.
Arthur SCHOPENHAUER, Parerga, dal volume 2 (1851).