La tesi di una sostanziale continuità della ricerca di Smith trova conferme anche prestando attenzione alla persistenza di specifici temi nell’arco della sua produzione. Così il tema della "mano invisibile" non è affatto confinato — come si crede comunemente — nella "Ricchezza delle Nazioni" in collegamento con l’analisi della produzione della ricchezza in una società economica caratterizzata dal rifiuto del mercantilismo. Questo tema, molto probabilmente derivato dalle riflessioni sugli Stoici, è presente anche in altre opere di Smith.
L’attenzione continua di Smith per tutti quegli equilibri che non possono essere spiegati come risultato di azioni consapevoli dei soggetti coinvolti, è testimoniata proprio dall’uso ricorrente di questa metafora di una "mano invisibile". Così in SF alla "mano invisibile di Giove" si ricorre come a una delle possibili fonti per spiegare i fenomeni naturali, una fonte che non fu per altro esplicitamente riconosciuta nel mondo antico. Nella "Teoria dei Sentimenti Morali" si ricorre ancora alla "mano invisibile" per sostenere che i ricchi sono da essa spinti a realizzare una distribuzione dei beni necessari per la vita quasi identica a quella "divisione eguale" che favorisce gli interessi della società. Probabilmente è corretto sostenere che uno dei contributi offerto da Smith con le sue ricerche è quello di avere richiamato l’attenzione sugli equilibri.
Così si esprime Smith circa la dottrina della mano invisibile (dottrina che sarà accettata dallo stesso Hegel e confutata da Marx):
"In effetti egli [l'individuo] non intende, in genere preseguire l'interesse pubblico, né è consapevole della misura in cui lo sta perseguendo. Quando preferisce il sostegno dell'attività produttiva del suo paese invece di quella straniera, egli mira solo alla propria sicurezza e, quando dirige tale attività in modo tale che il suo prodotto sia il massimo possibile, egli mira solo al suo proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile, in questo come in molti altri casi, a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni. Né il fatto che tale fine non rientri sempre nelle sue intenzioni è sempre un danno per la società. Perseguendo il suo interesse, egli spesso persegue l'interesse della società in modo molto più efficace di quando intende effettivamente perseguirlo. Io non ho mai saputo che sia stato fatto molto bene da coloro che affettano di commerciare per il bene pubblico. In effetti, questa è un'affettazione non molto comune tra i commercianti, e non occorrono molte parole per dissaderli da questa fisima" ("La ricchezza delle nazioni").